Page 1641 - Giorgio Vasari
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motto a niuno, se ne venne a Fiorenza, dove tutto fantastico, senza
               tener  conto  d'amico  che  avesse,  si  pose  in  uno  albergo,  come  non
               fusse stato di questa patria e non vi avesse né conoscenza, né chi
               fusse in cosa alcuna per lui. Dopo, avendo baciato le mani al Duca, fu
               in modo accarezzato, che si sarebbe potuto sperare qualche cosa di

               buono, se Francesco fusse stato d'altra natura e si fusse attenuto al
               consiglio  di  Giorgio,  il  quale  lo  consigliava  a  vendere  gl'ufficii  che
               aveva in Roma e ridursi in Fiorenza a godere la patria e gl'amici, per

               fuggire il pericolo di perdere insieme con la vita tutto il frutto del suo
               sudore e fatiche intollerabili. Ma Francesco guidato dal senso, dalla
               còllora  e  dal  desiderio  di  vendicarsi,  si  risolvette  volere  tonare  a
               Roma  ad  ogni  modo  fra  pochi  giorni.  In  tanto  levandosi  di  su
               quell'albergo  a'  prieghi  degl'amici  si  ritirò  in  casa  di  Messer  Marco

               Finale priore di Santo Apostolo, dove fece, quasi per passarsi tempo,
               a Messer Iacopo Salviati sopra tela d'argento, una Pietà colorita, con
               la Nostra Donna e l'altre Marie, che fu cosa bellissima; rinfrescò di

               colori  un  tondo  d'arme  ducale,  che  altra  volta  avea  fatta  a  posta
               sopra  la  porta  del  palazzo  di  Messer  Alamanno,  et  al  detto  Messer
               Iacopo fece un bellissimo libro di abiti bizzarri et acconciature diverse
               d'uomini  e  cavalli  per  mascherate,  per  che  ebbe  infinite  cortesie
               dall'amorevolezza  di  quel  signore,  che  si  doleva  della  fantastica  e

               strana natura di Francesco, il quale non poté mai questa volta, come
               l'altre avea fatto, tirarselo in casa.

               Finalmente  avendo  Francesco  a  partire  per  Roma,  Giorgio  come
               amico gli ricordò che essendo ricco d'età, mal complessionato e poco
               più atto alle fatiche, badasse a vivere quietamente e lasciare le gare

               e  le  contenzioni;  il  che  non  arebbe  potuto  fare  commodamente,
               avendosi  acquistato  roba  et  onore  a  bastanza,  se  non  fusse  stato
               troppo  avaro  e  disideroso  di  guadagnare.  Lo  confortò  oltre  ciò  a
               vendere gran parte degl'ufficii che aveva et a accommodare le sue

               cose, in modo che in ogni bisogno o accidente che venisse, potesse
               ricordarsi degli amici e di coloro che l'avevano con fede e con amore
               servito. Promise Francesco di ben fare e dire e confessò che Giorgio
               gli  diceva  il  vero,  ma  come  al  più  degl'uomini  adiviene,  che  danno

               tempo al tempo, non ne fece altro.
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