Page 1643 - Giorgio Vasari
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abitava.  Fu  la  morte  di  Francesco  di  grandissimo  danno  e  perdita
               all'arte, perché se bene aveva cinquantaquattro anni et era malsano,
               ad ogni modo continuamente studiava e lavorava, et in questo ultimo
               s'era  dato  a  lavorare  di  musaico,  e  si  vede  che  era  capriccioso  et
               avrebbe voluto far molte cose, e s'egli avesse trovato un principe che

               avesse conosciuto il suo umore e datogli da far lavori secondo il suo
               capriccio, avrebbe fatto cose maravigliose, perché era, come abbiam
               detto, ricco, abondante e copiosissimo nell'invenzione di tutte le cose

               et  universale  in  tutte  le  parti  della  pittura.  Dava  alle  sue  teste,  di
               tutte  le  maniere,  bellissima  grazia,  e  possedeva  gli  ignudi  bene
               quanto altro pittore de' tempi suoi; ebbe nel fare de' panni una molto
               graziata  e  gentile  maniera,  acconciandogli  in  modo  che  si  vedeva
               sempre nelle parti dove sta bene l'ignudo et abbigliando sempre con

               nuovi  modi  di  vestiri  le  sue  figure;  fu  capriccioso  e  vario
               nell'acconciature  de'  capi,  ne'  calzari  et  in  ogni  altra  sorte
               d'ornamenti.  Maneggiava  i  colori  a  olio,  a  tempera  et  a  fresco  in

               modo  che  si  può  affermare  lui  essere  stato  uno  de'  più  valenti,
               spediti, fieri e solleciti artefici della nostra età; e noi, che l'abbiamo
               praticato tanti anni, ne possiamo fare rettamente testimonianza. Et
               ancora che fra noi sia stata sempre per lo desiderio che hanno i buoni
               artefici  di  passare  l'un  l'altro  qualche  onesta  emulazione,  non  però

               mai, quanto all'interesse dell'amicizia appartiene, è mancato fra noi
               l'affezzione e l'amore, se bene dico ciascuno di noi a concorrenza l'un
               dell'altro  ha  lavorato  ne'  più  famosi  luoghi  d'Italia,  come  si  può

               vedere in un infinito di numero di lettere, che appresso di me sono,
               come  ho  detto,  di  mano  di  Francesco.  Era  il  Salviati  amorevole  di
               natura,  ma  sospettoso,  facile  a  credere  ogni  cosa,  acuto,  sottile  e
               penetrativo,  e  quando  si  metteva  a  ragionare  d'alcuni  delle  nostre
               arti, o per burla o da dovero, offendeva alquanto e talvolta toccava

               insino in sul vivo. Piacevagli il praticare con persone letterate e con
               grand'uomini,  et  ebbe  sempre  in  odio  gl'artefici  plebei,  ancor  che
               fussino  sempre  in  alcuna  cosa  virtuosi;  fuggiva  certi  che  sempre

               dicono male, e quando si veniva a ragionamento di loro gli lacerava
               senza rispetto; ma sopra tutto gli dispiacevano le giunterie che fanno
               alcuna volta gl'artefici, delle quali, essendo stato in Francia et uditone
               alcune, sapeva troppo bene ragionare. Usava alcuna volta (per meno
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