Page 1642 - Giorgio Vasari
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Arrivato  Francesco  in  Roma,  trovò  che  il  cardinale  Emulio  aveva
               allogate  le  storie  della  sala  e  datone  due  a  Taddeo  Zucchero  da
               Sant'Agnolo, una a Livio da Forlì, un'altra a Orazio da Bologna, una a
               Girolamo  Sermoneta,  e  l'altre  ad  altri;  la  qual  cosa  avisando
               Francesco a Giorgio e dimandando se era bene che seguitasse quella

               che avea cominciata, gli fu risposto che sarebbe stato ben fatto, dopo
               tanti  disegni  piccoli  e  cartoni  grandi,  che  n'avesse  finita  una;
               nonostante che a tanti da molto meno di lui fusse stata allogata la

               maggior parte, e che facesse sforzo d'avicinarsi con l'operare, quanto
               potesse il più, alle pitture della facciata e volta del Buonarroto nella
               capella di Sisto et a quelle della Paulina, perciò che veduta che fusse
               stata  la  sua,  si  sarebbono  l'altre  mandate  a  terra  e  tutte  con  sua
               molta gloria allogate a lui; avvertendolo a non curarsi né d'utile, né di

               danari, o dispiacere che gli fusse fatto da chi governava quell'opera;
               però che troppo più importa l'onore, che qualunche altra cosa. Delle
               quali tutte lettere e proposte e risposte, ne sono le copie e gl'originali

               fra  quelle  che  tenghiamo  noi  per  memoria  di  tant'uomo,  nostro
               amicissimo, e per quelle che di nostra mano deono essere state fra le
               sue  cose  ritrovate.  Stando  Francesco  dopo  queste  cose  sdegnato  e
               non  ben  risoluto  di  quello  che  fare  volesse,  afflitto  dell'animo,
               malsano  del  corpo  et  indebolito  da  continuo  medicarsi,  si  amalò

               finalmente  del  male  della  morte,  che  in  poco  tempo  il  condusse
               all'estremo,  senza  avergli  dato  tempo  di  potere  disporre  delle  sue
               cose  interamente.  A  un  suo  creato  chiamato  Annibale,  figliuolo  di

               Nanni di Baccio Bigio, lasciò scudi sessanta l'anno in sul Monte delle
               Farine,  quattordici  quadri  e  tutti  i  disegni  et  altre  cose  dell'arte;  il
               resto delle sue cose lasciò a suor Gabriella sua sorella monaca, ancor
               che io intenda che ella non ebbe, come si dice, del sacco le corde;
               tuttavia  le  dovette  venire  in  mano  un  quadro  dipinto  sopra  tela

               d'argento  con  un  ricamo  intorno,  il  quale  aveva  fatto  per  lo  Re  di
               Portogallo  o  di  Polonia,  che  e'  si  fusse,  e  lo  lasciò  a  lei,  acciò  il
               tenesse per memoria di lui. Tutte l'altre cose, cioè gl'ufficii che aveva

               dopo intolerabili fatiche comperati, tutti si perderono.
               Morì Francesco il giorno di San Martino a' dì 11 di novembre l'anno

               1563,  e  fu  sepolto  in  San  Ieronimo,  chiesa  vicina  alla  casa  dove
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