Page 1632 - Giorgio Vasari
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che ristrettisi insieme molti dell'arte et altri e fatta una setta,
cominciarono a seminare fra i maggiori che l'opera del salotto non
riusciva, e che lavorando per pratica non istudiava cosa che facesse.
Nel che il laceravano veramente a torto, perciò che se bene non
istentava a condurre le sue opere, come facevano essi, non è però
che egli non istudiasse e che le sue cose non avessero invenzione e
grazia infinita, né che non fussero ottimamente messe in opera. Ma
non potendo i detti aversarii superare con l'opere la virtù di lui,
volevano con sì fatte parole e biasimi sotterrarla, ma ha finalmente
troppa forza la virtù et il vero. Da principio si fece Francesco beffe di
cotali rumori, ma veggendoli poi crescere oltre il convenevole, se ne
dolse più volte col Duca. Ma non veggendosi che quel signore gli
facesse in apparenza quegli favori ch'egli arebbe voluto, e parendo
che non curasse quelle sue doglienze, cominciò Francesco a cascare
di maniera, che presogli i suoi contrarii animo addosso, missono fuori
una voce che le sue storie della sala s'avevano a gettare per terra e
che non piacevano, né avevano in sé parte niuna di bontà. Le quali
tutte cose, che gli pontavano contra, con invidia e maledicenza
incredibile de' suoi avversarii, avevano ridotto Francesco a tale, che
se non fusse stata la bontà di Messer Lelio Torelli, di Messer Pasquino
Bertini e d'altri amici suoi, egli si sarebbe levato dinanzi a costoro, il
che era a punto quello che eglino desideravano. Ma questi sopra detti
amici suoi confortandolo tuttavia a finire l'opera della sala et altre
che aveva fra mano, il rattennono, sì come feciono anco molti altri
amici suoi fuori di Firenze, ai quali scrisse queste sue persecuzioni, e
fra gli altri Giorgio Vasari in rispondendo a una lettera, che sopra ciò
gli scrisse il Salviati, lo confortò sempre ad aver pazienza, perché la
virtù perseguitata raffinisce come al fuoco l'oro, aggiungendo che era
per venir tempo che sarebbe conosciuta la sua virtù et ingegno, che
non si dolesse se non di sé, che anco non conosceva gli umori e come
son fatti gli uomini et artefici della sua patria. Nonostante dunque
tante contrarietà e persecuzioni che ebbe il povero Francesco, finì
quel salotto, cioè il lavoro che aveva tolto a fare in fresco nelle
facciate, perciò che nel palco o vero soffittato non fu bisogno che
lavorasse alcuna cosa, essendo tanto riccamente intagliato e messo
tutto d'oro, che per sì fatta non si può vedere opera più bella. E per