Page 1628 - Giorgio Vasari
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sopra nella volta degl'Apostoli che ricevono lo Spirito Santo, et in un
quadro che è nel mezzo alto Gesù Cristo che risuscita, con i soldati
tramortiti intorno al sepolcro in diverse attitudini, e che scortano con
gagliarda e bella maniera. Da una banda fece Santo Stefano e
dall'altra San Giorgio in due nicchie; da basso fece San Giovanni
limosinario che dà la limosina a un poverello nudo et ha a canto la
Carità, e dall'altro lato Santo Alberto frate carmelitano in mezzo alla
Loica et alla Prudenza; e nella tavola grande fece ultimamente a
fresco Cristo morto con le Marie.
Avendo Francesco fatto amicizia con Piero di Marcone orefice
fiorentino, e divenutogli compare, fece alla comare e moglie di esso
Piero, dopo il parto, un presente d'un bellissimo disegno, per
dipignerlo in un di que' tondi nei quali si porta da mangiare alle
donne di parto. Nel quale disegno era in un partimento riquadrato et
accomodato sotto e sopra, con bellissime figure, la vita dell'uomo,
cioè tutte l'età della vita umana, che posavano ciascuna sopra diversi
festoni appropriati a quella età secondo il tempo. Nel quale bizzarro
spartimento erano accomodati in due ovati bislunghi la figura del sole
e della luna, e nel mezzo Isais città d'Egitto che dinanzi al tempio
della dea Pallade dimandava sapienza; quasi volendo mostrare che ai
nati figliuoli si doverebbe inanzi ad ogni altra cosa pregare sapienza e
bontà. Questo disegno tenne poi sempre Piero così caro, come fusse
stato, anzi come era, una bellissima gioia.
Non molto dopo, avendo scritto il detto Piero et altri amici a
Francesco che avrebbe fatto bene a tornare alla patria, perciò che si
teneva per fermo che sarebbe stato adoperato dal signor duca
Cosimo, che non aveva maestri intorno se non lunghi et irresoluti, si
risolvé finalmente (confidando anco molto nel favore di Messer
Alamanno fratello del Cardinale e zio del Duca) a tornarsene a
Fiorenza. E così venuto, prima che altro tentasse, dipinse al detto
Messer Alamanno Salviati un bellissimo quadro di Nostra Donna, il
quale lavorò in una stanza che teneva nell'Opera di Santa Maria del
Fiore Francesco dal Prato, il quale allora di orefice e maestro di tausia
s'era dato a gettare figurette di bronzo et a dipignere con suo molto
utile et onore. Nel medesimo luogo dico, il quale stava colui, come