Page 1624 - Giorgio Vasari
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Cristo che parla a San Filippo, et in due angoli la Vergine e l'Angelo

               che  l'annunzia,  le  quali  pitture,  piacendo  molto  a  mastro  Filippo,
               furono  cagione  che  facesse  fare  nel  medesimo  luogo  in  un  quadro
               grande  che  non  era  dipinto,  dell'otto  facce  di  quel  tempio,
               un'Assunzione di Nostra Donna. Onde considerando Francesco avere a

               fare quest'opera, non pure in luogo publico, ma in luogo dove erano
               pitture  d'uomini  rarissimi,  di  Raffaello  da  Urbino,  del  Rosso,  di
               Baldassarri da Siena e d'altri, mise ogni studio e diligenza in condurla

               a  olio  nel  muro,  onde  gli  riuscì  bella  pittura  e  molto  lodata,  e  fra
               l'altre  è  tenuta  bonissima  figura  il  ritratto  che  vi  fece  del  detto
               maestro Filippo con le mani giunte. E perché Francesco stava, come
               s'è  detto,  col  cardinale  Salviati  et  era  conosciuto  per  suo  creato,
               cominciando  a  essere  chiamato  e  non  conosciuto  per  altro  che  per

               Cecchino Salviati, ha avuto insino alla morte questo cognome.

               Essendo  morto  papa  Clemente  Settimo  e  creato  Paulo  Terzo,  fece
               dipignere Messer Bindo Altoviti, nella facciata della sua casa in ponte
               Sant'Agnolo, da Francesco l'arme di detto nuovo pontefice con alcune
               figure  grandi  et  ignude,  che  piacquero  infinitamente.  Ritrasse  ne'

               medesimi tempi il detto Messer Bindo, che fu una molto buona figura
               et  un  bel  ritratto,  ma  questo  fu  poi  mandato  alla  sua  villa  in  San
               Mizzano in Valdarno, dove è ancora; dopo fece per la chiesa di San
               Francesco a Ripa una bellissima tavola a olio d'una Nunziata, che fu

               condotta  con  grandissima  diligenza.  Nell'andata  di  Carlo  Quinto  a
               Roma  l'anno  1535,  fece  per  Antonio  da  San  Gallo  alcune  storie  di
               chiaro scuro, che furono poste nell'arco che fu fatto a San Marco, le
               quali  pitture,  come  s'è  detto  in  altro  luogo,  furono  le  migliori  che

               fussero in tutto quell'apparato. Volendo poi il signor Pierluigi Farnese,
               fatto allora signor di Nepi, adornare quella città di nuove muraglie e
               pitture,  prese  al  suo  servizio  Francesco,  dandogli  le  stanze  in
               Belvedere, dove gli fece in tele grandi alcune storie a guazzo de' fatti

               d'Alessandro Magno che furono poi in Fiandra messe in opera di panni
               d'arazzo.  Fece  al  medesimo  signor  di  Nepi  una  grande  e  bellissima
               stufa  con  molte  storie  e  figure  lavorate  in  fresco.  Dopo  essendo  il
               medesimo fatto duca di Castro, nel fare la prima entrata fu fatto con

               ordine di Francesco un bellissimo e ricco apparato in quella città et un
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