Page 1625 - Giorgio Vasari
P. 1625

arco  alla  porta  tutto  pieno  di  storie  e  di  figure  e  statue  fatte  con
               molto giudizio da valentuomini, et in particolare da Alessandro detto
               Scherano scultore da Settignano. Un altro arco a uso di facciata fu
               fatto al Petrone et un altro alla piazza, che quanto al legname furono
               condotti  da  Batista  Botticegli,  et  oltre  all'altre  cose  fece  in  questo

               apparato Francesco una bella scena e prospettiva per una comedia
               che si recitò.

               Avendo  ne'  medesimi  tempi  Giulio  Camillo,  che  allora  si  trovava  in
               Roma, fatto un libro di sue composizioni per mandarlo al re Francesco
               di  Francia,  lo  fece  tutto  storiare  a  Francesco  Salviati,  che  vi  mise

               quanta più diligenza è possibile mettere in simile opera. Il cardinal
               Salviati, avendo disiderio avere un quadro di legni tinti, cioè di tarsia,
               di  mano  di  fra'  Damiano  da  Bergamo  converso  di  S.  Domenico  di
               Bologna, gli mandò un disegno come volea che lo facesse, di mano di

               Francesco, fatto di lapis rosso; il quale disegno, che rappresentò il re
               Davit unto da Samuello, fu la miglior cosa e veramente rarissima che
               mai  disegnasse  Cecchino  Salviati.  Dopo,  Giovanni  da  Cepperello  e
               Battista  gobbo  da  San  Gallo,  avendo  fatto  dipignere  a  Iacopo  del

               Conte  fiorentino,  pittore  allora  giovane,  nella  Compagnia  della
               Misericordia  de'  Fiorentini,  di  San  Giovanni  Dicollato  sotto  il
               Campidoglio in Roma, cioè nella seconda chiesa, dove si ragunano,
               una  storia  di  detto  San  Giovanni  Battista,  cioè  quando  l'Angelo  nel

               tempio appare a Zaccheria; feciono i medesimi sotto quella fare da
               Francesco un'altra storia del medesimo Santo, cioè quando la Nostra
               Donna  visita  Santa  Lisabetta;  la  quale  opera,  che  fu  finita  l'anno
               1538, condusse in fresco di maniera, ch'ella è fra le più graziose e

               meglio  intese  pitture  che  Francesco  facesse  mai,  da  essere
               annoverata  nell'invenzione,  nel  componimento  della  storia  e
               nell'osservanza  et  ordine  del  diminuire  le  figure  con  regola,  nella
               prospettiva et architettura de' casamenti, negl'ignudi, ne' vestiti, nella

               grazia delle teste et in somma in tutte le parti, onde non è maraviglia
               se tutta Roma ne restò ammirata.

               Intorno a una finestra fece alcune capricciose bizzarrie finte di marmo
               et  alcune  storiette,  che  hanno  grazia  maravigliosa;  e  perché  non
               perdeva Francesco punto di tempo, mentre lavorò quest'opera, fece
   1620   1621   1622   1623   1624   1625   1626   1627   1628   1629   1630