Page 1623 - Giorgio Vasari
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oggi la sala de' re, Messer Marco da Lodi, che già era stato col
Cardinale di Cortona, come si disse di sopra, et il quale allora serviva
Medici. A costui fattosi incontra Giorgio gli disse che aveva una
lettera del commessario d'Arezzo, la quale andava al Cardinale e che
lo pregava volesse dargliele; la quale cosa mentre prometteva
Messer Marco di far tostamente, ecco che appunto arriva quivi il
Cardinale. Per che fattosegli Giorgio incontra e presentata la lettera,
con basciargli le mani, fu ricevuto lietamente e poco appresso
commesso a Iacopone da Bibbiena, maestro di casa, che
l'accomodasse di stanze e gli desse luogo alla tavola de' paggi. Parve
cosa strana a Francesco che Giorgio non gl'avesse conferita la cosa,
tuttavia pensò che l'avesse fatto a buon fine e per lo migliore.
Avendo dunque Iacopone sopra detto dato alcune stanze a Giorgio
dietro a Santo Spirito e vicine a Francesco, attesero tutta quella
vernata ambidue di compagnia con molto profitto alle cose dell'arte,
non lasciando né in palazzo, né in altra parte di Roma, cosa alcuna
notabile la quale non disegnassono. E perché quando il Papa era in
palazzo non potevano così stare a disegnare, subito che Sua Santità
cavalcava, come spesso faceva, alla Magliana, entravano per mezzo
d'amici in dette stanze a disegnare, e vi stavano dalla mattina alla
sera senza mangiare altro che un poco di pane e quasi assiderandosi
di freddo. Essendo poi dal cardinale Salviati ordinato a Francesco che
dipignesse a fresco nella cappella del suo palazzo, dove ogni mattina
udiva messa, alcune storie della vita di San Giovanni Battista, si
diede Francesco a studiare ignudi di naturale e Giorgio con esso lui, in
una stufa quivi vicina, e dopo feciono in Camposanto alcune notomie.
Venuta poi la primavera, essendo il cardinale Ipolito mandato dal
Papa in Ungheria, ordinò che esso Giorgio fusse mandato a Firenze e
che quivi lavorasse alcuni quadri e ritratti, che aveva da mandare a
Roma. Ma il luglio vegnente fra per le fatiche del verno passato et il
caldo della state, amalatosi Giorgio, in ceste fu portato in Arezzo, con
molto dispiacere di Francesco, il quale infermò anch'egli e fu per
morire. Pure guarito Francesco, gli fu per mezzo d'Antonio Abaco,
maestro di legname, dato a fare da maestro Filippo da Siena, sopra
la porta di dietro di Santa Maria della Pace, in una nicchia, a fresco un