Page 1604 - Giorgio Vasari
P. 1604

bistrattato dal Riccio, come collerico e sdegnoso, se n'andò a Genova,
               dove dal cardinale Doria e dal principe gli fu allogata la statua di esso
               principe  che  dovea  porsi  in  sulla  piazza  Doria;  alla  quale  avendo
               messo mano senza però intralasciare del tutto l'opera del Sanazzaro,
               mentre il Tadda lavorava a Carrara il resto degl'intagli e del quadro,

               la finì con molta sodisfazione del principe e de' genovesi. E se bene la
               detta statua era stata fatta per dovere essere posta in sulla piazza
               Doria,  fecero  nondimeno  tanto  i  genovesi,  che  a  dispetto  del  frate

               ella fu posta in sulla piazza della Signoria, non ostante che esso frate
               dicesse  che  avendola  lavorata  perché  stesse  isolata  sopra  un
               basamento,  ella  non  poteva  star  bene,  né  avere  la  sua  veduta  a
               canto a un muro. E per dire il vero non si può far peggio che mettere
               un'opera  fatta  per  un  luogo  in  un  altro;  essendo  che  l'artefice

               nell'operare si va quanto ai lumi e le vedute accomodando al luogo
               dove  dee  essere  la  sua  o  scultura  o  pittura  collocata.  Dopo  ciò
               vedendo  i  genovesi  e  piacendo  molto  loro  le  storie  et  altre  figure

               fatte per la sepoltura del Sanazzaro, vollono che il frate facesse per la
               loro chiesa catedrale un San Giovanni Evangelista, che finito, piacque
               loro tanto, che ne restarono stupefatti.

               Da Genova partito finalmente fra' Giovann'Agnolo andò a Napoli dove
               nel luogo già detto mise su la sepoltura detta del Sanazzaro, la quale
               è così fatta: in sui canti da basso sono due piedistalli, in ciascuno de'

               quali è intagliata l'arme di esso Sanazzaro, e nel mezzo di questi è
               una lapide di braccia uno e mezzo, nella quale è intagliato l'epitaffio
               che  Iacopo  stesso  si  fece,  sostenuto  da  due  puttini;  di  poi  sopra
               ciascuno dei piedistalli è una statua di marmo tonda a sedere, alta

               quattro  braccia,  cioè  Minerva  et  Apollo,  et  in  mezzo  a  queste  fra
               l'ornamento di due mensole, che sono dai lati, è una storia di braccia
               due e mezzo per ogni verso, dentro la quale sono intagliati di basso
               rilievo fauni, satiri, ninfe et altre figure, che suonano e cantano nella

               maniera che ha scritto nella sua dottissima Arcadia di versi pastorali
               quell'uomo  eccellentissimo.  Sopra  questa  storia  è  posta  una  cassa
               tonda  di  bellissimo  garbo  e  tutta  intagliata  et  adorna  molto,  nella
               quale sono l'ossa di quel poeta, e sopra essa in sul mezzo è in una

               basa la testa di lui ritratta dal vivo con queste parole a piè: "Actius
   1599   1600   1601   1602   1603   1604   1605   1606   1607   1608   1609