Page 1599 - Giorgio Vasari
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essendo  vacato  un  canonicato  di  San  Lorenzo  di  Fiorenza,  chiesa
               stata edificata e dotata dalla casa de' Medici, fra' Giovann'Agnolo, che
               già  avea  posto  giù  l'abito  di  frate,  l'ottenne  per  Messer  Giovanni
               Norchiati suo zio, che era in detta chiesa cappellano.

               Finalmente avendo deliberato Clemente che il Buonarroto tornasse a
               Firenze a finire l'opere della sagrestia e libreria di San Lorenzo, gli

               diede ordine, perché vi mancavano molte statue, come si dirà nella
               vita di esso Michelagnolo, che si servisse dei più valentuomini che si
               potessero  avere,  e  particolarmente  del  frate,  tenendo  il  medesimo
               modo che aveva tenuto il San Gallo per finire l'opere della Madonna

               di  Loreto.  Condottosi  dunque  Michelagnolo  et  il  frate  a  Firenze,
               Michelagnolo  nel  condurre  le  statue  del  duca  Lorenzo  e  Giuliano  si
               servì  molto  del  frate  nel  rinettarle  e  fare  certe  difficultà  di  lavori
               traforati in sotto squadra, con la quale occasione imparò molte cose il

               frate  da  quello  uomo  veramente  divino,  standolo  con  attenzione  a
               vedere  lavorare  et  osservando  ogni  minima  cosa.  Ora  perché  fra
               l'altre statue, che mancavano al finimento di quell'opera, mancavano
               un San Cosimo e Damiano che dovevano mettere in mezzo la Nostra

               Donna,  diede  a  fare  Michelagnolo  a  Raffaello  Monte  Lupo  il  San
               Damiano  et  al  frate  San  Cosimo,  ordinandogli  che  lavorasse  nelle
               medesime stanze dove egli stesso avea lavorato e lavorava. Messovi
               dunque  il  frate  con  grandissimo  studio  intorno  all'opera,  fece  un

               modello grande di quella figura che fu ritocco dal Buonarroto in molte
               parti,  anzi  fece  di  sua  mano  Michelagnolo  la  testa  e  le  braccia  di
               terra, che sono oggi in Arezzo tenute dal Vasari, fra le sue più care
               cose, per memoria di tanto uomo. Ma non mancarono molti invidiosi

               che biasimarono in ciò Michelagnolo, dicendo che in allogare quella
               statua avea avuto poco iudizio e fatto mala elezzione, ma gl'effetti
               mostrarono  poi,  come  si  dirà,  che  Michelagnolo  avea  avuto  ottimo
               giudicio e che il frate era valentuomo. Avendo Michelagnolo finiti con

               l'aiuto  del  frate  e  posti  su  le  statue  del  duca  Lorenzo  e  Giuliano,
               essendo  chiamato  dal  Papa,  che  volea  si  desse  ordine  di  fare  di
               marmo  la  facciata  di  San  Lorenzo,  andò  a  Roma;  ma  non  vi  ebbe
               fatto molta dimora che, morto papa Clemente, si rimase ogni cosa

               imperfetta; onde scopertasi a Firenze con l'altre opere la statua del
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