Page 1602 - Giorgio Vasari
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gl'acquistarono grand'onore e nome così appresso gl'artefici come
l'universale. Finita poi l'opera d'Arezzo, intendendo che Girolamo
Genga avea da fare un'opera di marmo in Urbino, l'andò il frate a
trovare, ma non si essendo venuto a conchiudere niuna, prese la
volta di Roma, e quivi badato poco, se n'andò a Napoli con speranza
d'avere a fare la sepoltura di Iacopo Sanazaro gentiluomo napoletano
e poeta veramente singolare e rarissimo.
Avendo edificato il Sanazaro a Margoglino, luogo di bellissima vista et
amenissimo nel fine di Chiaia sopra la marina, una magnifica e molto
commoda abitazione, la quale si godé mentre visse, lasciò venendo a
morte quel luogo, che ha forma di convento, et una bella chiesetta
all'Ordine de' frati de' Servi, ordinando al signor Cesare Mormerio et
al signor conte di Lif, esecutori del suo testamento, che nella detta
chiesa da lui edificata, e la quale doveva essere ufficiata dai detti
padri, gli facessero la sua sepoltura. Ragionandosi dunque di farla, fu
proposto dai frati ai detti essecutori fra' Giovann'Agnolo, al quale,
andato egli come s'è detto a Napoli, finalmente fu la detta sepoltura
allogata, essendo stati giudicati i suoi modelli assai migliori di molti
altri che n'erano stati fatti da diversi scultori, per mille scudi. De' quali
avendo avuto buona partita, mandò a cavare i marmi Francesco del
Tadda da Fiesole, intagliatore eccellente, al quale aveva dato a fare
tutti i lavori di quadro e d'intaglio che avevano a farsi in quell'opera
per condurla più presto.
Mentre che il frate si metteva a ordine per fare la detta sepoltura,
essendo in Puglia venuta l'armata turchesca e perciò standosi in
Napoli con non poco timore, fu dato ordine di fortificare la città e fatti
sopra ciò quattro grand'uomini e di migliore giudizio; i quali per
servirsi d'architettori intendenti, andarono pensando al frate, il quale
avendo di ciò alcuno sentore avuto e non parendogli che ad uomo
religioso come egli era istesse bene adoperarsi in cose di guerra, fece
intendere a detti essecutori che farebbe quell'opera o in Carrara, o in
Fiorenza, e ch'ella sarebbe al promesso tempo condotta e murata al
luogo suo. Così dunque condottosi da Napoli a Fiorenza, gli fu subito
fatto intendere dalla signora donna Maria, madre del duca Cosimo,
che egli finisse il S. Cosimo, che già aveva cominciato con ordine del