Page 1601 - Giorgio Vasari
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disegnando,  fabriche,  sculture  e  pitture,  ma  sopra  tutte  molto  gli
               piacquero in Mantoa le pitture di Giulio Romano, alcuna delle quali
               disegnò con diligenza. Avendo poi inteso in Ferrara et in Bologna che
               i suoi frati de' Servi facevano capitolo generale a Budrione, vi andò
               per  visitare  molti  amici  suoi  e  particolarmente  maestro  Zacheria

               fiorentino, suo amicissimo, ai preghi del quale fece in un dì et una
               notte due figure di terra grandi quanto il naturale, cioè la Fede e la
               Carità,  le  quali  finte  di  marmo  bianco,  servirono  per  una  fonte

               posticcia, da lui fatta con un gran vaso di rame, che durò a gettar
               acqua tutto il giorno che fu fatto il generale, con molta sua lode et
               onore. Da Budrione tornatosene con detto maestro Zacheria a Firenze
               nel suo convento de' Servi, fece similmente di terra, e le pose in due
               nicchie  del  capitolo,  due  figure  maggiori  del  naturale,  cioè  Moisè  e

               San  Paulo,  che  gli  furono  molto  lodate.  Essendo  poi  mandato  in
               Arezzo da maestro Dionisio, allora generale de' Servi, il quale fu poi
               fatto cardinale da papa Paulo III et il quale si sentiva molto obligato

               al  generale  Angelo  d'Arezzo  che  l'avea  allevato  et  insegnatogli  le
               buone lettere, fece fra' Giovann'Agnolo al detto generale aretino una
               bella sepoltura di macigno in S. Piero di quella città, con molti intagli
               et  alcune  statue,  e  di  naturale  sopra  una  cassa  il  detto  generale
               Angelo e due putti nudi di tondo rilievo, che piagnendo spengono le

               faci  della  vita  umana,  con  altri  ornamenti  che  rendono  molto  bella
               quest'opera; la quale non era anco finita del tutto quando, essendo
               chiamato a Firenze dai proveditori sopra l'apparato che allora faceva

               fare  il  duca  Alessandro,  per  la  venuta  in  quella  città  di  Carlo  V
               imperadore che tornava vittorioso da Tunis, fu forzato partirsi. Giunto
               dunque  a  Firenze,  fece  al  ponte  a  Santa  Trinita  sopra  una  basa
               grande  una  figura  d'otto  braccia  che  rappresentava  il  fiume  Arno  a
               giacere,  il  quale  in  atto  mostrava  di  rallegrarsi  col  Reno,  Danubio,

               Biagrada et Ibero fatti da altri, della venuta di sua maestà, il quale
               Arno  dico  fu  una  molto  bella  e  buona  figura.  In  sul  canto  de'
               Carnesecchi  fece  il  medesimo  in  una  figura  di  dodici  braccia  Iason

               duca degl'Argonauti, ma questa per esser di smisurata grandezza et il
               tempo corto, non riuscì della perfezzione che la prima; come né anco
               una Ilarità augusta che fece al canto alla Cuculia. Ma considerata la
               brevità  del  tempo  nel  quale  egli  condusse  quest'opere,  elle
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