Page 1598 - Giorgio Vasari
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acconciare  orti  et  altri  somiglianti  esercizii,  e  non  istudiano,  né
               attendono alle lettere, seppe tanto fare e dire, che il giovane, uscito
               degl'Ingesuati, si vestì ne' frati de' Servi della Nunziata di Firenze a' dì
               sette d'ottobre l'anno 1530 e fu chiamato fra' Giovann'Agnolo. L'anno
               poi 1531, avendo in quel mentre apparato le cerimonie et ufficii di

               quell'Ordine  e  studiato  l'opere  d'Andrea  del  Sarto  che  sono  in  quel
               luogo,  fece,  come  dicono  essi,  professione;  e  l'anno  seguente,  con
               piena sodisfazione di quei padri e contentezza de' suoi parenti, cantò

               la sua prima messa, con molta pompa et onore. Dopo essendo state
               da  giovani  più  tosto  pazzi  che  valorosi  nella  cacciata  de'  Medici
               guaste l'imagini di cera di Leone, Clemente e d'altri di quella famiglia
               nobilissima,  che  vi  erano  posti  per  voto,  deliberando  i  frati  che  si
               rifacessero,  fra'  Giovann'Agnolo  con  l'aiuto  d'alcuni  di  loro,  che

               attendevano  a  sì  fatte  opere  d'imagini,  rinovò  alcune  che  v'erano
               vecchie  e  consumate  dal  tempo  e  di  nuovo  fece  il  papa  Leone  e
               Clemente, che ancor vi si veggiono; e poco dopo il re di Bossina et il

               signor  Vecchio  di  Piombino;  nelle  quali  opere  acquistò  fra'
               Giovann'Agnolo assai.

               Intanto  essendo  Michelagnolo  a  Roma  appresso  papa  Clemente,  il
               qual voleva che l'opera di San Lorenzo si seguitasse e perciò l'avea
               fatto  chiamare,  gli  chiese  Sua  Santità  un  giovane  che  restaurasse
               alcune  statue  antiche  di  Belvedere,  che  erano  rotte.  Per  che

               ricordatosi il Buonarroto di fra' Giovann'Agnolo, lo propose al Papa e
               Sua  Santità  per  un  suo  breve  lo  chiese  al  generale  dell'Ordine  de'
               Servi, che gliel concedette, per non poter far altro e mal volentieri.
               Giunto  dunque  il  frate  a  Roma,  nelle  stanze  di  Belvedere,  che  dal

               Papa  gli  furono  date  per  suo  abitare  e  lavorare,  rifece  il  braccio
               sinistro che mancava all'Apollo et il destro del Laoconte che sono in
               quel luogo, e diede ordine di racconciare l'Ercole similmente. E perché
               il  Papa  quasi  ogni  mattina  andava  in  Belvedere  per  suo  spasso  e

               dicendo  l'ufficio,  il  frate  il  ritrasse  di  marmo  tanto  bene,  che  gli  fu
               l'opera  molto  lodata  e  gli  pose  il  Papa  grandissima  affezione,  e
               massimamente  veggendolo  studiosissimo  nelle  cose  dell'arte  e  che
               tutta  la  notte  disegnava  per  avere  ogni  mattina  nuove  cose  da

               mostrare  al  Papa,  che  molto  se  ne  dilettava.  In  questo  mentre
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