Page 1596 - Giorgio Vasari
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VITA DI FRA' GIOVANN'AGNOLO MONTORSOLI SCULTORE



               Nascendo a un Michele d'Agnolo da Poggibonzi, nella villa chiamata
               Montorsoli, lontana da Firenze tre miglia in sulla strada di Bologna,
               dove  aveva  un  suo  podere  assai  grande  e  buono,  un  figliuolo
               maschio, gli pose il nome di suo padre cioè Angelo. Il quale fanciullo

               crescendo  et  avendo,  per  quello  che  si  vedeva,  inclinazione  al
               disegno,  fu  posto  dal  padre,  essendo  a  così  fare  consigliato
               dagl'amici, allo scarpellino con alcuni maestri che stavano nelle cave
               di  Fiesole,  quasi  dirimpetto  a  Montorsoli,  appresso  ai  quali

               continuando  Angelo  di  scarpellare  in  compagnia  di  Francesco  del
               Tadda,  allora  giovinetto,  e  d'altri,  non  passarono  molti  mesi  che
               seppe benissimo maneggiare i ferri e lavorare molte cose di quello
               esercizio. Avendo poi per mezzo del Tadda fatto amicizia con maestro

               Andrea scultore da Fiesole, piacque a quello uomo in modo l'ingegno
               del fanciullo, che postogli affezione, gli cominciò a insegnare, e così
               lo tenne appresso di sé tre anni. Dopo il quale tempo, essendo morto
               Michele  suo  padre,  se  n'andò  Angelo  in  compagnia  di  altri  giovani

               scarpellini alla volta di Roma, dove essendosi messo a lavorare nella
               fabrica  di  San  Piero,  intagliò  alcuni  di  que'  rosoni  che  sono  nella
               maggior cornice che gira dentro a quel tempio, con suo molto utile e
               buona provisione. Partitosi poi di Roma, non so perché, si acconciò in

               Perugia con un maestro di scarpello, che in capo a un anno gli lasciò
               tutto il carico de' suoi lavori. Ma conoscendo Agnolo che lo stare a
               Perugia non faceva per lui e che non imparava, portasegli occasione
               di partire se n'andò a lavorare a Volterra nella sepoltura di Messer

               Raffaello  Maffei  detto  il  Volaterranno,  nella  quale,  che  si  faceva  di
               marmo,  intagliò  alcune  cose,  che  mostrarono  quell'ingegno  dovere
               fare  un  giorno  qualche  buona  riuscita.  La  quale  opera  finita,
               intendendo  che  Michelagnolo  Buonarroti  metteva  allora  in  opera  i

               migliori intagliatori e scarpellini che si trovassero, nelle fabriche della
               sagrestia e libreria di San Lorenzo, se n'andò a Firenze dove messo a
               lavorare,  nelle  prime  cose  che  fece  conobbe  Michelagnolo  in  alcuni
               ornamenti che quel giovinetto era di bellissimo ingegno e risoluto e
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