Page 158 - Giorgio Vasari
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Poppi a quel Conte, che aveva avuto per moglie la bella Gualdrada et
in dote il Casentino, agl'Aretini il Vescovado, et il Palazzo Vecchio de'
Signori di Pietramala, fu nondimeno sempre la sua stanza in Firenze,
dove fondate l'anno 1218 le pile del ponte alla Carraia, che allora si
chiamò il ponte Nuovo, le diede finite in due anni, et in poco tempo
poi fu fatto il rimanente di legname come allora si costumava. E
l'anno 1221 diede il disegno e fu cominciata con ordine suo la chiesa
di S. Salvadore del Vescovado, e quella di S. Michele a piazza Padella,
dove sono alcune sculture della maniera di quei tempi. Poi, dato il
disegno di scolare l'acque della città, fatto alzare la piazza S.
Giovanni, e fatto al tempo di messer Rubaconte da Mandella
milanese il ponte che dal medesimo ritiene il nome, e trovato
l'utilissimo modo di lastricare le strade, che prima si mattonavano,
fece il modello del palagio oggi del Podestà, che allora si fabricò per
gli Anziani: e mandato finalmente il modello d'una sepoltura in Sicilia
alla Badia di Monreale per Federigo imperadore, e d'ordine di
Manfredi, si morì, lasciando Arnolfo suo figliuolo erede non meno
della virtù che delle facultà paterne.
Il quale Arnolfo, dalla cui virtù non manco ebbe miglioramento
l'architettura che da Cimabue la pittura avuto s'avesse, essendo nato
l'anno 1232, era, quando il padre morì, di trenta anni et in
grandissimo credito; perciò che avendo imparato non solo dal padre
tutto quello che sapeva, ma appresso Cimabue dato opera al disegno
per servirsene anco nella scultura, era intanto tenuto il migliore
architetto di Toscana, che non pure fondarono i Fiorentini col parere
suo l'ultimo cerchio delle mura della loro città l'anno 1284 e fecero
secondo il disegno di lui, di mattoni e con un semplice tetto di sopra,
la loggia et i pilastri d'Or S. Michele dove si vendeva il grano, ma
deliberarono per suo consiglio il medesimo anno che rovinò il poggio
de' Magnuoli dalla costa di S. Giorgio sopra S. Lucia nella via de'
Bardi, mediante un decreto publico, che in detto luogo non si
murasse più, né si facesse alcuno edificio già mai, atteso che per i
relassi delle pietre che hanno sotto gemiti d'acque, sarebbe sempre
pericoloso qualunque edifizio vi si facesse: la qual cosa esser vera si
è veduto a' giorni nostri, con rovina di molti edifizii e magnifiche case