Page 1576 - Giorgio Vasari
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cielo della tribuna, dipinse i quattro Evangelisti e nella lunetta sopra
               l'altare una Nunziata, nell'altra Cristo che ora in sul Monte Oliveto, e
               nella facciata l'ultima cena che fece con gl'Apostoli. In San Francesco
               della Vigna è di mano del medesimo, all'altare del Deposto di croce,
               la  Nostra  Donna  svenuta  con  altre  Marie  et  alcuni  Profeti,  e  nella

               scuola  di  San  Marco  da  San  Giovanni  e  Polo  sono  quattro  storie
               grandi, in una delle quali è San Marco, che aparendo in aria, libera un
               suo divoto da molti tormenti, che se gli veggiono apparecchiati con

               diversi  ferri  da  tormentare,  i  quali  rompendosi,  non  gli  poté  mai
               adoperare il manigoldo contra quel devoto, et in questa è gran copia
               di figure, di scorti, d'armature, casamenti, ritratti et altre cose simili,
               che rendono molto ornata quell'opera. In un'altra è una tempesta di
               mare e San Marco similmente in aria che libera un altro suo divoto;

               ma non è già questa fatta con quella diligenza che la già detta. Nella
               terza è una pioggia et il corpo morto d'un altro divoto di San Marco e
               l'anima che se ne va in cielo; et in questa ancora è un componimento

               d'assai  ragionevoli  figure.  Nella  quarta,  dove  uno  spiritato  si
               scongiura, ha finto in prospettiva una gran loggia et in fine di quella
               un fuoco che la illumina con molti rinverberi; et oltre alle dette storie
               è all'altare un San Marco di mano del medesimo, che è ragionevole
               pittura.

               Queste opere adunque, e molte altre che si lasciano, bastando avere

               fatto  menzione  delle  migliori,  sono  state  fatte  dal  Tintoretto  con
               tanta  prestezza,  che  quando  altri  non  ha  pensato  a  pena  che  egli
               abbia  cominciato,  egli  ha  finito,  et  è  gran  cosa  che  con  i  più
               stravaganti  tratti  del  mondo  ha  sempre  da  lavorare.  Perciò  che

               quando non bastano i mezzi e l'amicizie a fargli avere alcun lavoro, se
               dovesse farlo non che per piccolo prezzo, in dono e per forza, vuol
               farlo ad ogni modo. E non ha molto che avendo egli fatto nella scuola
               di San Rocco a olio in un gran quadro di tela la Passione di Cristo, si

               risolverono gl'uomini di quella Compagnia di fare di sopra dipignere
               nel  palco  qualche  cosa  magnifica  et  onorata,  e  perciò  di  allogare
               quell'opera a quello de' pittori che erano in Vinezia il quale facesse
               migliore e più bel disegno. Chiamati adunque Iosef Salviati, Federico

               Zucchero,  che  allora  era  in  Vinezia,  Paulo  da  Verona  et  Iacopo
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