Page 1570 - Giorgio Vasari
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Ma tornando a Battista, nelle nozze che poi si fecero in Urbino del
               detto  signor  Duca  e  signora  Vettoria  Farnese,  egli,  aiutato  da'  suoi

               giovani,  fece  negl'archi  ordinati  dal  Genga,  il  quale  fu  capo  di
               quell'apparato, tutte le storie di pitture che vi andarono, ma perché il
               Duca  dubitava  che  Battista  non  avesse  finito  a  tempo,  essendo
               l'impresa  grande,  mandò  per  Giorgio  Vasari,  che  allora  faceva  in

               Arimini  ai  monaci  bianchi  di  Scolca  olivetani  una  capella  grande  a
               fresco e la tavola dell'altare maggiore a olio, acciò che andasse ad
               aiutare in quell'apparato il Genga e Battista. Ma sentendosi il Vasari
               indisposto,  fece  sua  scusa  con  sua  eccellenza  e  le  scrisse  che  non

               dubitasse,  perciò  che  era  la  virtù  e  sapere  di  Battista  tale,  che
               arebbe, come poi fu vero, a tempo finito ogni cosa. Et andando poi,
               finite l'opere d'Arimini, in persona a fare scusa et a visitare quel Duca,
               sua eccellenza gli fece vedere, perché la stimasse, la detta capella

               stata dipinta da Battista, la quale molto lodò il Vasari e raccomandò
               la virtù di colui che fu largamente sodisfatto dalla molta benignità di
               quel signore. Ma è ben vero che Battista allora non era in Urbino, ma
               in Roma, dove attendeva a disegnare non solo le statue, ma tutte le

               cose antiche di quella città per farne, come fece, un gran libro che fu
               opera lodevole.

               Mentre adunque che attendeva Battista a disegnare in Roma, Messer
               Giovann'Andrea  dall'Anguillara,  uomo  in  alcuna  sorte  di  poesie
               veramente raro, avea fatto una compagnia di diversi begl'ingegni e
               facea fare nella maggior sala di Santo Apostolo una ricchissima scena

               et  apparato  per  recitare  comedie  di  diversi  autori  a  gentiluomini,
               signori e gran personaggi, et aveva fatti fare gradi per diverse sorti di
               spettatori, e per i cardinali et altri gran prelati, accommodate alcune
               stanze  donde  per  gelosie  potevano  senza  esser  veduti,  vedere  et

               udire. E perché nella detta compagnia erano pittori, architetti, scultori
               et  uomini  che  avevano  a  recitare  e  fare  altri  ufficii,  a  Battista  et
               all'Amannato  fu  dato  cura,  essendo  fatti  di  quella  brigata,  di  far  la
               scena  et  alcune  storie  et  ornamenti  di  pitture,  le  quali  condusse

               Battista, con alcune statue che fece l'Amannato, tanto bene, che ne
               fu  sommamente  lodato.  Ma  perché  la  molta  spesa  in  quel  luogo
               superava  l'entrata,  furono  forzati  Messer  Giovann'Andrea  e  gl'altri
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