Page 1561 - Giorgio Vasari
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benignità del Duca aiutato, che non solo fu di tutto quello disiderava
               consolato, ma dal Pontefice messo in opera con buona provisione a
               dar perfezione e fine all'ultima loggia, la quale è sopra quella che gli
               avea già fatta fare papa Leone. E quella finita, gli fece il medesimo
               Papa ritoccare tutta la detta loggia prima, il che fu errore e cosa poco

               considerata, perciò che il ritoccarla a secco le fece perdere tutti que'
               colpi  maestrevoli  che  erano  stati  tirati  dal  pennello  di  Giovanni
               nell'eccellenza della sua migliore età a perdere quella freschezza e

               fierezza  che  la  facea  nel  suo  primo  essere  cosa  rarissima.  Finita
               quest'opera, essendo Giovanni di settanta anni, finì anco il corso della
               sua vita l'anno 1564, rendendo lo spirito a Dio in quella nobilissima
               città che l'avea molti anni fatto vivere con tanta eccellenza e sì gran
               nome.  Fu  Giovanni  sempre,  ma  molto  più  negl'ultimi  suoi  anni,

               timorato di Dio e buon cristiano, e nella sua giovanezza si prese pochi
               altri  piaceri  che  di  cacciare  et  uccellare,  et  il  suo  ordinario  era,
               quando era giovane, andarsene il giorno delle feste con un suo fante

               a  caccia,  allontanandosi  tal  volta  da  Roma  dieci  miglia  per  quelle
               campagne; e perché tirava benissimo lo scoppio e la balestra, rade
               volte  tornava  a  casa  che  non  fusse  il  suo  fante  carico  d'oche
               selvatiche,  colombacci,  germani  e  di  quell'altre  bestiacce  che  si
               trovano  in  que'  paduli.  E  fu  Giovanni  inventore,  secondo  che  molti

               affermano, del bue di tela dipinto che si fa per addopparsi a quello e
               tirar senza essere dalle fiere veduto lo scoppio; e per questi esercizii
               d'ucellare e cacciare si dilettò di tener sempre cani et allevarne da se

               stesso.
               Volle Giovanni, il quale merita di esser lodato fra i maggiori della sua

               professione,  essere  sepolto  nella  Ritonda,  vicino  al  suo  maestro
               Raffaello  da  Urbino,  per  non  star,  morto,  diviso  da  colui  dal  quale
               vivendo non si separò il suo animo già mai. E perché l'uno e l'altro,
               come si è detto, fu ottimo cristiano, si può credere che anco insieme

               siano nell'eterna beatitudine.


               IL FINE DELLA VITA DI GIOVANNI DA UDINE
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