Page 1559 - Giorgio Vasari
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fatto,  perciò  che  tornato  papa  Clemente  da  Bologna,  dove  avea
               coronato  Carlo  Quinto,  a  Roma,  fatto  quivi  tornare  Giovanni,  dopo
               avergli fatto di nuovo fare i stendardi di Castel Sant'Agnolo, gli fece
               dipignere  il  palco  della  capella  maggiore  e  principale  di  San  Piero,
               dove è l'altare di quel Santo.

               Intanto, essendo morto fra' Mariano, che aveva l'uffizio del Piombo, fu

               dato  il  suo  luogo  a  Bastiano  viniziano,  pittore  di  gran  nome,  et  a
               Giovanni  sopra  quello  una  pensione  di  ducati  ottanta  di  camera.
               Dopo, essendo cessati in gran parte i travagli del Pontefice e quietate
               le  cose  di  Roma,  fu  da  Sua  Santità  mandato  Giovanni  con  molte

               promesse a Firenze a fare nella sagrestia nuova di San Lorenzo, stata
               adorna d'eccellentissime sculture da Michelagnolo, gl'ornamenti della
               tribuna piena di quadri sfondati che diminuiscono a poco a poco verso
               il punto del mezzo. Messovi dunque mano Giovanni, la condusse, con

               l'aiuto  di  molti  suoi  uomini,  ottimamente  a  fine  con  bellissimi
               fogliami, rosoni et altri ornamenti di stucco e d'oro. Ma in una cosa
               mancò di giudizio: conciò sia che nelle fregiature piane che fanno le
               costole  della  volta  et  in  quelle  che  vanno  a  traverso  rigirando  i

               quadri,  fece  alcuni  fogliami,  ucelli,  maschere  e  figure  che  non  si
               scorgono  punto  dal  piano  per  la  distanza  del  luogo,  tuttoché  siano
               bellissime, e perché sono tramezzate di colori; là dove, se l'avesse
               fatte colorite senz'altro, si sarebbono vedute e tutta l'opera stata più

               allegra e più ricca. Non restava a farsi di quest'opera se non quanto
               arebbe  potuto  finire  in  quindici  giorni,  riandandola  in  certi  luoghi,
               quando venuta la nuova della morte di papa Clemente, venne manco
               a  Giovanni  ogni  speranza,  e  di  quello  in  particolare  che  da  quel

               Pontefice  aspettava  per  guiderdone  di  quest'opera.  Onde  accortosi,
               benché tardi, quanto siano le più volte fallaci le speranze delle corti e
               come restino ingannati coloro che si fidano nelle vite di certi prìncipi,
               se  ne  tornò  a  Roma,  dove,  se  bene  arebbe  potuto  vivere  d'uffici  e

               d'entrate e servire il cardinale Ippolito de' Medici et il nuovo pontefice
               Paulo  Terzo,  si  risolvé  a  rimpatriarsi  e  tornare  a  Udine.  Il  quale
               pensiero avendo messo ad effetto, si tornò a stare nella patria con
               quel suo fratello a cui avea dato il canonicato, con proposito di più

               non  voler  adoperare  pennelli.  Ma  neanche  questo  gli  venne  fatto,
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