Page 1530 - Giorgio Vasari
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Vincenzio anch'egli, terzo dei detti tre fratelli, avendo assai imparato
da Giulio, come anco ha fatto Antonio, è giovane d'ottima
aspettazione. Del medesimo Giulio Campo sono stati discepoli non
solo i detti suoi due fratelli, ma ancora Latanzio Gambaro bresciano
et altri. Ma sopra tutti gli ha fatto onore et è stata eccellentissima
nella pittura Sofonisba Angusciola cremonese con tre sue sorelle, le
quali virtuosissime giovani sono nate del signor Amilcare Angusciola e
della signora Bianca Punzona, ambe nobilissime famiglie in Cremona.
Parlando dunque di essa signora Sofonisba, della quale dicemmo
alcune poche cose nella vita di Properzia bolognese, per non saperne
allora più oltre, dico aver veduto quest'anno in Cremona di mano di
lei in casa di suo padre, et in un quadro fatto con molta diligenza,
ritratte tre sue sorelle in atto di giocare a scacchi, e con esso loro una
vecchia donna di casa, con tanta diligenza e prontezza, che paiono
veramente vive e che non manchi loro altro che la parola. In un altro
quadro si vede ritratto dalla medesima Sofonisba il signor Amilcare
suo padre, che ha da un lato una figliuola di lui, sua sorella, chiamata
Minerva, che in pitture et in lettere fu rara, e dall'altro Asdrubale
figliuolo del medesimo et a loro fratello, et anche questi sono tanto
ben fatti, che pare che spirino e sieno vivissimi. In Piacenza sono di
mano della medesima in casa del signor Arcidiacono della chiesa
maggiore, due quadri bellissimi: in uno è ritratto esso signore e
nell'altro Sofonisba; l'una e l'altra delle quali figure non hanno se non
a favellare. Costei essendo poi stata condotta, come si disse di sopra,
dal signor duca d'Alva al servigio della reina di Spagna, dove si truova
al presente con bonissima provisione e molto onorata, ha fatto assai
ritratti e pitture che sono cosa maravigliosa. Dalla fama delle quali
opere mosso papa Pio IIII, fece sapere a Sofonisba che disiderava
avere di sua mano il ritratto della detta serenissima reina di Spagna.
Per che, avendolo ella fatto con tutta quella diligenza che maggiore le
fu possibile, glielo mandò a presentare in Roma, scrivendo a Sua
Santità una lettera di questo preciso tenore:
"Padre Santo, dal reverendissimo Nunzio di Vostra Santità intesi
ch'ella disiderava un ritratto di mia mano della maestà della reina
mia signora. E come che io accettassi questa impresa in singolare