Page 1528 - Giorgio Vasari
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Morto Bonifazio, il quale lasciò imperfette nel Duomo di Cremona le
               dette storie di Cristo, Giovan Antonio Licino da Pordenone, detto in
               Cremona de' Sacchi, finì le dette storie state cominciate da Bonifazio,
               facendovi  in  fresco  cinque  storie  della  Passione  di  Cristo,  con  una
               maniera di figure grandi, colorito terribile e scorti che hanno forza e

               vivacità, le quali tutte cose insegnarono il buon modo di dipignere ai
               cremonesi, e non solo in fresco, ma a olio parimente, conciò sia che
               nel medesimo Duomo appoggiata a un pilastro è una tavola a mezzo

               la  chiesa  di  mano  del  Pordenone,  bellissima.  La  quale  maniera
               imitando  poi  Cammillo  figliuolo  del  Boccaccino  nel  fare  in  San
               Gismondo  fuori  della  città  la  cappella  maggiore  in  fresco  et  altre
               opere, riuscì da molto più che non era stato suo padre; ma perché fu
               costui largo et alquanto agiato nel lavorare, non fece molte opere, se

               non piccole e di poca importanza. Ma quegli che più imitò le buone
               maniere et a cui più giovarono le concorrenze di costoro, fu Bernardo
               de'  Gatti,  cognominato  di  Soiaro,  di  chi  s'è  ragionato,  di  Parma,  il

               quale dicono alcuni esser stato da Verzelli et altri cremonese; ma sia
               stato  donde  si  voglia,  egli  dipinse  una  tavola  molto  bella  all'altare
               maggiore di San Piero, chiesa de' canonici regolari e nel refettorio la
               storia o vero miracolo che fé Gesù Cristo de' cinque pani e due pesci,
               saziando  moltitudine  infinita;  ma  egli  la  ritoccò  tanto  a  secco,

               ch'ell'ha  poi  perduta  tutta  la  sua  bellezza.  Fece  anco  costui  in  San
               Gismondo  fuor  di  Cremona  sotto  una  volta,  l'Ascensione  di  Gesù
               Cristo in cielo, che fu cosa vaga e di molto bel colorito. In Piacenza

               nella  chiesa  di  Santa  Maria  di  Campagna,  a  concorrenza  del
               Pordenone  e  dirimpetto  al  Sant'Agostino  che  s'è  detto,  dipinse  a
               fresco un San Giorgio armato a cavallo che ammazza il serpente, con
               prontezza, movenza et ottimo rilievo. E ciò fatto, gli fu dato a finire la
               tribuna  di  quella  chiesa  che  avea  lasciata  imperfetta  il  Pordenone,

               dove dipinse a fresco tutta la vita della Madonna. E se bene i profeti
               e  le  sibille  che  vi  fece  il  Pordenone  con  alcuni  putti  son  belli  a
               maraviglia,  si  è  portato  nondimeno  tanto  bene  il  Soiaro,  che  pare

               tutta  quell'opera  d'una  stessa  mano.  Similmente  alcune  tavolette
               d'altari  che  ha  fatte  in  Vigevano  sono  da  essere  per  la  bontà  loro
               assai lodate. Finalmente ridottosi in Parma a lavorare nella Madonna
               della Steccata, [fu] finita la nicchia e l'arco, che lassò imperfetta per
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