Page 1507 - Giorgio Vasari
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detto  altra  volta,  che  così  fussero  costoro  lordi  e  brutti  nell'animo
               come di fuori apparivano.

               Nella  festa  di  San  Felice  in  Piazza  (cioè  rappresentazione  della
               Madonna  quando  fu  anunziata,  della  quale  si  è  ragionato  in  altro
               luogo)  la  quale  fece  la  Compagnia  dell'Orciuolo  l'anno  1525,  fece
               Iacone  nell'apparato  di  fuori,  secondo  che  allora  si  costumava,  un

               bellissimo  arco  trionfale,  tutto  isolato,  grande  e  doppio  con  otto
               colonne  e  pilastri,  frontespizio  molto  alto,  il  quale  fece  condurre  a
               perfezzione da Piero da Sesto, maestro di legname molto pratico, e
               dopo vi fece nove storie, parte delle quali dipinse egli, che furono le

               migliori, e l'altre Francesco Ubertini Bacchiacca; le quali storie furono
               tutte  del  Testamento  Vecchio  e  per  la  maggior  parte  de'  fatti  di
               Moisè.  Essendo  poi  condotto  Iacone  da  un  frate  scopetino  suo
               parente  a  Cortona,  dipinse  nella  chiesa  della  Madonna,  la  quale  è

               fuori della città, due tavole a olio: in una è la Nostra Donna con San
               Rocco,  Santo  Agostino  et  altri  Santi,  e  nell'altra  un  Dio  Padre  che
               incorona la Nostra Donna con dua Santi da piè, e nel mezzo è San
               Francesco che riceve le stimate; le qual due opere furono molte belle.

               Tornatosene  poi  a  Firenze,  fece  a  Bongianni  Caponi  una  stanza  in
               volta in Fiorenza, et al medesimo ne accomodò nella villa di Montici
               alcun'altre;  e  finalmente,  quando  Iacopo  Puntormo  dipinse  al  duca
               Alessandro nella villa di Careggi quella loggia di cui si è nella sua vita

               favellato,  gl'aiutò  fare  la  maggior  parte  di  quegl'ornamenti  di
               grottesche  et  altre  cose,  dopo  le  quali  si  adoperò  in  certe  cose
               minute, delle quali non accade far menzione. La somma è che Iacone
               spese  il  miglior  tempo  di  sua  vita  in  baie,  andandosene  in

               considerazioni et in dir male di questo e di quello, essendo in que'
               tempi  ridotta  in  Fiorenza  l'arte  del  disegno  in  una  compagnia  di
               persone che più attendevano a far baie et a godere che a lavorare, e
               lo studio de' quali era ragunarsi per le botteghe et in altri luoghi e

               quivi malignamente e con loro gerghi attendere a biasimare l'opere
               d'alcuni  che  erano  eccellenti  e  vivevano  civilmente  e  come  uomini
               onorati.  Capi  di  questi  erano  Iacone,  il  Piloto  orefice  et  il  Tasso
               legnaiuolo, ma il peggiore di tutti era Iacone, perciò che fra l'altre sue

               buone  parti,  sempre  nel  suo  dire  mordeva  qualcuno  di  malasorte,
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