Page 1506 - Giorgio Vasari
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sua fortuna e pigrizia gli providero, che fu molto meno di quello che
               arebbe  avuto  di  bisogno.  Ma  perché  praticò  assai  con  Andrea  del
               Sarto,  disegnò  benissimo  e  con  fierezza,  e  fu  molto  bizzarro  e
               fantastico nella positura delle sue figure, stravolgendole e cercando
               di farle variate, diferenziate dagl'altri in tutti i suoi componimenti: e

               nel  vero  ebbe  assai  disegno,  e  quando  volle  imitò  il  buono.  In
               Fiorenza fece molti quadri di Nostre Donne, essendo anco giovane,
               che  molti  ne  furono  mandati  in  Francia  da  mercatanti  fiorentini;  in

               Santa Lucia della via de' Bardi fece in una tavola Dio Padre, Cristo e
               la Nostra Donna con altre figure, et a Montici in sul canto della casa
               di  Lodovico  Capponi  due  figure  di  chiaro  scuro  intorno  a  un
               tabernacolo; in San Romeo dipinse in una tavola la Nostra Donna e
               due Santi. Sentendo poi una volta molto lodare le facciate di Pulidoro

               e Maturino fatte in Roma e dove fece alcuni ritratti, senza che niuno il
               sapesse, se n'andò a Roma dove stette alcuni mesi acquistando nelle
               cose  dell'arte  in  modo  che  riuscì  poi  in  molte  cose  ragionevole

               dipintore.  Onde  il  cavaliere  Buondelmonti  gli  diede  a  dipignere  di
               chiaro  scuro  una  sua  casa,  che  avea  murata  dirimpetto  a  Santa
               Trinita al principio di borgo Santo Apostolo, nella quale fece Iacone
               istorie  della  vita  d'Alessandro  Magno,  in  alcune  cose  molto  belle  e
               condotte con tanta grazia e disegno, che molti credono che di tutto

               gli  fussero  fatti  i  disegni  da  Andrea  del  Sarto.  E  per  vero  dire,  al
               saggio che di sé diede Iacone in quest'opera, si pensò che avesse a
               fare qualche gran frutto, ma perché ebbe sempre più il capo a darsi

               buon tempo et altre baie et a stare in cene e feste con gl'amici che a
               studiare  e  lavorare,  più  tosto  andò  disamparando  sempre  che
               acquistando.  Ma  quello  che  era  cosa  non  so  se  degna  di  riso,  o  di
               compassione, egli era d'una compagnia d'amici, o più tosto masnada,
               che sotto nome di vivere alla filosofica, viveano come porci e come

               bestie, non si lavavano mai né mani, né viso, né capo, né barba, non
               spazzavano la casa e non rifacevano il letto se non ogni due mesi una
               volta,  apparecchiavano  con  i  cartoni  delle  pitture  le  tavole  e  non

               beevano se non al fiasco et al boccale, e questa loro meschinità e
               vivere, come si dice, alla carlona, era da loro tenuta la più bella vita
               del  mondo.  Ma  perché  il  di  fuori  suole  essere  indizio  di  quello  di
               dentro,  e  dimostrare  quali  sieno  gl'animi  nostri,  crederò,  come  s'è
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