Page 1500 - Giorgio Vasari
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per non parere di dire il medesimo che s'è detto altre volte; dirò bene
che questa, la quale mostrava salire da terra in su quel piano, era nel
mezzo a otto facce e dalle bande quadra, con artifizio nella sua
semplicità grandissimo, perché diede tanta grazia alla prospettiva di
sopra, che non è possibile in quel genere veder meglio. Appresso
ordinò con molto ingegno una lanterna di legname a uso d'arco,
dietro a tutti i casamenti, con un sole alto un braccio fatto con una
palla di cristallo piena d'acqua stillata, dietro la quale erano due
torchi accesi che la facevano in modo risplendere, che ella rendeva
luminoso il cielo della scena e la prospettiva in guisa che pareva
veramente il sole vivo e naturale. E questo sole dico, avendo intorno
un ornamento di razzi d'oro che coprivano la cortina, era di mano in
mano per via d'un arganetto, che era tirato con sì fatt'ordine, che a
principio della comedia pareva che si levasse il sole, e che salito
infino al mezzo dell'arco, scendesse in guisa, che al fine della
comedia entrasse sotto e tramontasse. Compositore della comedia fu
Anton Landi gentiluomo fiorentino, e sopra gl'intermedii e la musica
fu Giovan Batista Strozzi allora giovane e di bellissimo ingegno. Ma
perché dell'altre cose che adornarono questa comedia, gl'intermedii e
le musiche, fu scritto allora a bastanza, non dirò altro se non chi
furono coloro che fecero alcune pitture, bastando per ora sapere che
l'altre cose condussero il detto Giovan Batista Strozzi, il Tribolo et
Aristotile. Erano sotto la scena della comedia le facciate dalle bande
spartite in sei quadri dipinti e grandi braccia otto l'uno e larghi
cinque, ciascuno de' quali aveva intorno un ornamento largo un
braccio e due terzi, il quale faceva fregiatura intorno et era
scorniciato verso le pitture, facendo quattro tondi in croce con due
motti latini per ciascuna storia, e nel resto erano imprese a proposito;
sopra girava un fregio di rovesci azzurri a torno a torno, salvo che
dove era la prospettiva, e sopra questo era un cielo pur di rovesci,
che copriva tutto il cortile, nel quale fregio di rovesci, sopra ogni
quadro di storia era l'arme d'alcuna delle famiglie più illustri, con le
quali avevano avuto parentado la casa de' Medici. Cominciandomi
dunque dalle parte di levante, a canto alla scena nella prima storia,
la quale era di mano di Francesco Ubertini detto il Bachiacca, era la
tornata d'esilio del Magnifico Cosimo de' Medici, l'impresa erano due