Page 1485 - Giorgio Vasari
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loro, e nella terza quando i Gotti ardono Monte Casino. In ultimo fece
               costui,  per  far  dispetto  al  generale  et  ai  monaci,  quando  Fiorenzo
               prete e nimico di San Benedetto condusse intorno al monasterio di
               quel  sant'uomo  molte  meretrici  a  ballare  e  cantare,  per  tentare  la
               bontà di que' padri, nella quale storia il Soddoma, che era così nel

               dipignere  come  nell'altre  sue  azzioni  disonesto,  fece  un  ballo  di
               femine ignude disonesto e brutto affatto; e perché non gli sarebbe
               stato  lasciato  fare,  mentre  lo  lavorò  non  volle  mai  che  niuno  de'

               monaci vedesse. Scoperta dunque che fu questa storia, la voleva il
               generale gettar per ogni modo a terra e levarla via, ma il Mattaccio,
               dopo  molte  ciance,  vedendo  quel  padre  in  collora,  rivestì  tutte  le
               femine ignude di quell'opera che è delle migliori che vi siano. Sotto le
               quali storie fece per ciascuna due tondi, et in ciascuno un frate, per

               farvi il numero de' generali che aveva avuto quella congregazione. E
               perché non aveva i ritratti naturali, fece il Mattaccio il più delle teste
               a caso, et in alcune ritrasse de' frati vecchi che allora erano in quel

               monasterio: tanto che venne a fare quella del detto fra' Domenico da
               Lecco, che era allora generale come s'è detto, et il quale gli faceva
               fare  quell'opera.  Ma  perché  ad  alcune  di  queste  teste  erano  stati
               cavati  gl'occhi,  altre  erano  state  sfregiate,  frate  Antonio  Bentivogli
               bolognese le fece tutte levar via per buone cagioni. Mentre dunque

               che  il  Mattaccio  faceva  queste  storie,  essendo  andato  a  vestirsi  lì
               monaco,  un  gentiluomo  milanese  che  aveva  una  cappa  gialla  con
               fornimenti di cordoni neri, come si usava in quel tempo, vestito che

               colui fu da monaco, il generale donò la detta cappa al Mattaccio et
               egli con essa indosso si ritrasse dallo specchio in una di quelle storie
               dove S. Benedetto, quasi ancor fanciullo, miracolosamente racconcia
               e reintegra il capisterio o vero vassoio della sua balia, ch'ella avea
               rotto; et a' piè del ritratto vi fece il corbo, una bertuccia et altri suoi

               animali.  Finita  quest'opera  dipinse  nel  refettorio  del  monasterio  di
               Sant'Anna,  luogo  del  medesimo  Ordine  e  lontano  a  Monte  Oliveto
               cinque miglia, la storia de' cinque pani e due pesci et altre figure. La

               qual opera fornita, se ne tornò a Siena, dove alla postierla dipinse a
               fresco  la  facciata  della  casa  di  Messer  Agostino  de'  Bardi  sanese,
               nella  quale  erano  alcune  cose  lodevoli,  ma  per  lo  più  sono  state
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