Page 1484 - Giorgio Vasari
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sorte stravaganti animali: tassi, scoiattoli, bertucce, gatti mammoni,
               asini  nani,  cavalli  barbari  da  correre  palii,  cavallini  piccoli  dell'Elba,
               ghiandaie, galline nane, tortole indiane et altri sì fatti animali, quanti
               gliene  potevano  venire  alle  mani,  ma  oltre  tutte  queste  bestiacce
               aveva un corbo che da lui aveva così bene imparato a favellare, che

               contrafaceva  in  molte  cose  la  voce  di  Giovannantonio,  e
               particolarmente in rispondendo a chi picchiava la porta, tanto bene
               che  pareva  Giovannantonio  stesso,  come  benissimo  sanno  tutti  i

               sanesi.  Similmente  gl'altri  animali  erano  tanto  domestichi,  che
               sempre stavano intorno altrui per casa, facendo i più strani giuochi et
               i più pazzi versi del mondo, di maniera che la casa di costui pareva
               proprio l'arca di Noè. Questo vivere adunque, la strattezza della vita e
               l'opere  e  pitture,  che  pur  faceva  qualcosa  di  buono,  gli  facevano

               avere tanto nome fra' sanesi, cioè nella plebe e nel volgo, perché i
               gentiluomini  lo  conoscevano  da  vantaggio,  che  egli  era  tenuto
               appresso  di  molti  grand'uomo.  Per  che,  essendo  fatto  generale  de'

               monaci  di  Monte  Oliveto  fra'  Domenico  da  Lecco  lombardo,  et
               andandolo il Soddoma a visitare a Monte Oliveto di Chiusuri, luogo
               principale di quella Relligione, lontano da Siena quindici miglia, seppe
               tanto dire e persuadere, che gli fu dato a finire le storie della vita di
               San  Benedetto,  delle  quali  aveva  fatto  parte  in  una  facciata  Luca

               Signorelli da Cortona. La quale opera egli finì per assai piccol prezzo
               e  per  le  spese  che  ebbe  egli  et  alcuni  garzoni  e  pestacolori  che
               gl'aiutarono, né si potrebbe dire lo spasso che mentre lavorò in quel

               luogo ebbero di lui que' padri, che lo chiamavano il Mattaccio, né le
               pazzie che vi fece. Ma tornando all'opera, avendovi fatte alcune storie
               tirate via di pratica senza diligenza e dolendosene il generale, disse il
               Mattaccio  che  lavorava  a  capricci  e  che  il  suo  pennello  ballava
               secondo il suono de' danari e che, se voleva spender più, gli bastava

               l'animo  di  far  molto  meglio;  per  che,  avendogli  promesso  quel
               generale di meglio volerlo pagare per l'avenire, fece Giovannantonio
               tre  storie  che  restavano  a  farsi  ne'  cantoni,  con  tanto  più  studio  e

               diligenza che non avea fatto l'altre, che riuscirono molto migliori. In
               una di queste è quando S. Benedetto si parte da Norcia e dal padre e
               dalla  madre  per  andare  a  studiare  a  Roma:  nella  seconda,  quando
               San Mauro e S. Placido fanciulli gli sono dati et offerti a Dio dai padri
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