Page 1440 - Giorgio Vasari
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fogliami  della  maniera  antica  et  a  girare  gagliardo  le  foglie  et  a
               traforare  le  cose  per  condurle  a  perfezzione,  togliendo  dalle  cose
               migliori il migliore, e da chi una cosa e da chi un'altra, fece in pochi
               anni  una  bella  composizione  di  maniera  e  tanto  universale,  che
               faceva poi bene ogni cosa et insieme e da per sé, come si vede in

               alcun'armi che dovevano andare nella detta chiesa di San Giovanni in
               strada Giulia. In una delle quali armi facendo un giglio grande, antica
               insegna del comune di Firenze, gli fece addosso alcuni girari di foglie

               con  vilucchi  e  semi  così  ben  fatti,  che  fece  stupefare  ognuno.  Né
               passò molto che, guidando Antonio da San Gallo per Messer Agnolo
               Cesis l'ornamento di marmo d'una cappella e sepoltura di lui e di sua
               famiglia, che fu murata poi l'anno 1550 nella chiesa di Santa Maria
               della Pace, fece fare parte d'alcuni pilastri e zoccoli pieni di fregiature

               che andavano in quell'opera a Simone, il quale gli condusse sì bene e
               sì begli, che senza ch'io dica quali sono, si fanno conoscere alla grazia
               e  perfezzione  loro  in  fra  gl'altri.  Né  è  possibile  veder  più  belli  e

               capricciosi altari da fare sacrifizii all'usanza antica di quelli che costui
               fece nel basamento di quell'opera. Dopo, il medesimo San Gallo, che
               facea condurre nel chiostro di San Pietro in Vincola la bocca di quel
               pozzo, fece fare al Mosca le sponde con alcuni mascheroni bellissimi.
               Non molto dopo, essendo una state tornato a Firenze et avendo buon

               nome  fra  gl'artefici,  Baccio  Bandinelli  che  faceva  l'Orfeo  di  marmo,
               che fu posto nel cortile del palazzo de' Medici, fatta condurre la basa
               di quell'opera da Benedetto da Rovezzano, fece condurre a Simone i

               festoni et altri intagli bellissimi che vi sono, ancor che un festone vi
               sia imperfetto e solamente gradinato. Avendo poi fatto molte cose di
               macigno,  delle  quali  non  accade  far  memoria,  disegnava  tornare  a
               Roma, ma seguendo in quel mentre il Sacco non andò altrimenti, ma
               preso donna, si stava a Firenze con poche faccende, perché, avendo

               bisogno  d'aiutare  la  famiglia  e  non  avendo  entrate,  si  andava
               trattenendo  con  ogni  cosa.  Capitando  adunque  in  que'  giorni  a
               Fiorenza  Pietro  di  Subisso,  maestro  di  scarpello  aretino,  il  quale

               teneva  di  continuo  sotto  di  sé  buon  numero  di  lavoranti,  però  che
               tutte  le  fabriche  d'Arezzo  passavano  per  le  sue  mani,  condusse  fra
               molti  altri  Simone  in  Arezzo,  dove  gli  diede  a  fare  per  la  casa
               degl'eredi  di  Pellegrino  da  Fossombrone,  cittadino  aretino,  la  qual
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