Page 1435 - Giorgio Vasari
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fatte Iacopo due, in uno de' quali è quando a Iacob è annunziata la
               morte di Ioseffo e mostratogli i panni sanguinosi e nell'altro il fuggire
               di Ioseffo, lasciando la veste, dalla moglie di Putifaro, non piacquero
               né  al  Duca,  né  a  que'  maestri  che  gl'avevano  a  mettere  in  opera,
               parendo loro cosa strana e da non dover riuscire ne' panni tessuti et

               in opera. E così Iacopo non seguitò di fare più cartoni altrimenti. Ma
               tornando a' suoi soliti lavori, fece un quadro di Nostra Donna che fu
               dal Duca donato al signor Don... che lo portò in Ispagna. E perché

               sua  eccellenza  seguitando  le  vestigia  de'  suoi  maggiori  ha  sempre
               cercato di abellire et adornare la sua città, essendole ciò venuto in
               considerazione, si risolvé di fare dipignere tutta la capella maggiore
               del  magnifico  tempio  di  San  Lorenzo,  fatta  già  dal  gran  Cosimo
               Vecchio de' Medici. Per che, datone il carico a Iacopo Puntormo, o di

               sua  propria  volontà  o  per  mezzo  (come  si  disse)  di  Messer
               Pierfrancesco  Ricci  maiorduomo,  esso  Iacopo  fu  molto  lieto  di  quel
               favore, perciò che se bene la grandezza dell'opera essendo egli assai

               bene in là con gl'anni gli dava che pensare, e forse lo sgomentava,
               considerava  dall'altro  lato  quanto  avesse  il  campo  largo  nella
               grandezza di tant'opera di mostrare il valore e la virtù sua. Dicono
               alcuni  che  veggendo  Iacopo  essere  stata  allogata  a  sé  quell'opera,
               nonostante  che  Francesco  Salviati  pittore  di  gran  nome  fusse  in

               Firenze et avesse felicemente condotta e di pittura la sala di palazzo,
               dove già era l'udienza della Signoria, ebbe a dire, che mostrarebbe
               come si disegnava e dipigneva, e come si lavora in fresco, et oltre

               ciò, che gl'altri pittori non erano se non persone da dozzina et altre
               simili parole altiere e troppo insolenti. Ma perché io conobbi sempre
               Iacopo persona modesta e che parlava d'ognuno onoratamente et in
               quel modo che dee fare un costumato e virtuoso artefice, come egli
               era,  credo  che  queste  cose  gli  fussero  aposte  e  che  non  mai  si

               lasciasse uscir di bocca sì fatti vantamenti, che sono per lo più cose
               d'uomini vani e che troppo di sé presumono; con la qual maniera di
               persone non ha luogo la virtù né la buona creanza. E se io arei potuto

               tacere queste cose, non l'ho voluto fare; però che il procedere come
               ho fatto mi pare ufficio di fedele e verace scrittore. Basta che se bene
               questi ragionamenti andarono attorno, e massimamente fra gl'artefici
               nostri, porto nondimeno ferma opinione che fussero parole d'uomini
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