Page 1431 - Giorgio Vasari
P. 1431

donò poi esso duca Alessandro alla signora Taddea Malespina sorella
               della  marchesa  di  Massa.  Per  quest'opere  disegnando  il  Duca  di
               volere ad ogni modo riconoscere liberamente la virtù di Iacopo, gli
               fece  dire  da  Niccolò  da  Montaguto  suo  servitore  che  dimandasse
               quello che voleva che sarebbe compiaciuto. Ma fu tanta, non so se io

               mi  debba  dire  la  pusillanimità  o  il  troppo  rispetto  e  modestia  di
               quest'uomo, che non chiese se non tanti danari quanto gli bastassero
               a  riscuotere  una  cappa  che  egl'aveva  al  presto  impegnata.  Il  che

               avendo udito il Duca, non senza ridersi di quell'uomo così fatto, gli
               fece dare cinquanta scudi d'oro et offerire provisione, et anche durò
               fatica Niccolò a fare che gl'accettasse.

               Avendo in tanto finito Iacopo di dipignere la Venere dal cartone del
               Bettino,  la  quale  riuscì  cosa  miracolosa,  ella  non  fu  data  a  esso
               Bettino per quel pregio che Iacopo gliela avea promessa, ma da certi

               furagrazie, per far male a Bettino, levata di mano a Iacopo quasi per
               forza e data al duca Alessandro, rendendo il suo cartone al Bettino.
               La qual cosa avendo intesa Michelagnolo n'ebbe dispiacere per amor
               dell'amico  a  cui  avea  fatto  il  cartone,  e  ne  volle  male  a  Iacopo,  il

               quale se bene n'ebbe dal Duca cinquanta scudi, non però si può dire
               che  facesse  fraude  al  Bettino,  avendo  dato  la  Venere  per
               comandamento di chi gl'era signore, ma di tutto dicono alcuni, che fu
               in  gran  parte  cagione,  per  volerne  troppo,  l'istesso  Bettino.  Venuta

               dunque  occasione  al  Puntormo,  mediante  questi  danari,  di  mettere
               mano ad acconciare la sua casa, diede principio a murare, ma non
               fece  cosa  di  molta  importanza.  Anzi,  se  bene  alcuni  affermano  che
               egli aveva animo di spendervi secondo lo stato suo grossamente e

               fare una abitazione comoda e che avesse qualche disegno, si vede
               nondimeno che quello che fece, o venisse ciò dal non avere il modo
               da spendere o da altra cagione, ha più tosto cera di casamento da
               uomo fantastico e soletario che di ben considerata abitura: conciò sia

               che alla stanza dove stava a dormire e tal volta a lavorare si saliva
               per una scala di legno, la quale entrato che egli era, tirava su con
               una  carrucola,  a  ciò  niuno  potesse  salire  da  lui  senza  sua  voglia  o
               saputa. Ma quello che più in lui dispiaceva agl'uomini si era che non

               voleva lavorare se non quando et a chi gli piaceva, et a suo capriccio;
   1426   1427   1428   1429   1430   1431   1432   1433   1434   1435   1436