Page 1428 - Giorgio Vasari
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femina  figurata  per  Pomona,  nella  quale  parve  che  cominciasse  a
               cercare di volere uscire in parte di quella sua maniera tedesca. Ora,
               vedendo per molte opere Giovambattista della Palla farsi ogni giorno
               più celebre il nome di Iacopo, poiché non gl'era riuscito mandare le
               pitture  dal  medesimo  e  da  altri  state  fatte  al  Borgherini,  al  re

               Francesco, si risolvé, sapendo che il re n'aveva disiderio, di mandargli
               a ogni modo alcuna cosa di mano del Puntormo, per che si adoperò
               tanto,  che  finalmente  gli  fece  fare  in  un  bellissimo  quadro  la

               ressurezzione di Lazzaro, che riuscì una delle migliori opere che mai
               facesse  e  che  mai  fusse  da  costui  mandata  (fra  infinite  che  ne
               mandò) al detto re Francesco di Francia. E oltre che le teste erano
               bellissime, la figura di Lazzaro, il quale ritornando in vita ripigliava i
               spiriti nella carne morta, non poteva essere più maravigliosa, avendo

               anco  il  fradiciccio  intorno  a  gl'occhi  e  le  carni  morte  affatto
               nell'estremità de' piedi e delle mani là dove non era ancora lo spirito
               arrivato.

               In  un  quadro  d'un  braccio  e  mezzo  fece  alle  donne  dello  spedale
               degl'Innocenti  in  uno  numero  infinito  di  figure  piccole  l'istoria

               degl'undicimila  martiri  stati  da  Diocleziano  condennati  alla  morte  e
               tutti fatti crucifiggere in un bosco, dentro al quale finse Iacopo una
               battaglia di cavalli e d'ignudi molto bella et alcuni putti bellissimi, che
               volando  in  aria  aventano  saette  sopra  i  crucifissori.  Similmente

               intorno all'imperadore che gli condanna sono alcuni ignudi che vanno
               alla morte bellissimi. Il qual quadro, che è in tutte le parti da lodare,
               è oggi tenuto in gran pregio da don Vincenzio Borghini, spedalingo di
               quel luogo e già amicissimo di Iacopo. Un altro quadro simile al sopra

               detto  fece  a  Carlo  Neroni,  ma  con  la  battaglia  de'  martiri  sola  e
               l'Angelo che gli battezza, et appresso il ritratto di esso Carlo. Ritrasse
               similmente  nel  tempo  dell'assedio  di  Fiorenza  Francesco  Guardi  in
               abito di soldato, che fu opera bellissima, e nel coperchio poi di questo

               quadro dipinse Bronzino Pigmalione che fa orazione a Venere, perché
               la  sua  statua  ricevendo  lo  spirito  s'aviva  e  divenga  (come  fece
               secondo le favole di poeti) di carne e d'ossa. In questo tempo, dopo
               molte  fatiche,  venne  fatto  a  Iacopo  quello  che  egli  aveva  lungo

               tempo disiderato: perciò che avendo sempre avuto voglia d'avere una
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