Page 1391 - Giorgio Vasari
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venti storie dell'Apocalisse per lo detto fregio, Cristofano nella tavola
               dove  San  Gregorio  (la  cui  testa  è  il  ritratto  di  papa  Clemente  VII)
               mangia con que' dodici poveri, fece Cristofano tutto l'apparecchio del
               mangiare  molto  vivamente  e  naturalissimo.  Essendosi  poi  messo
               mano  alla  terza  tavola,  mentre  Stefano  facea  mettere  d'oro

               l'ornamento delle altre due, si fece sopra due capre di legno un ponte
               in sul quale, mentre il Vasari lavorava da una banda in un sole i tre
               Angeli che apparvero ad Abraam nella valle Mambre, faceva dall'altra

               banda  Cristofano  certi  casamenti.  Ma  perché  egli  faceva  sempre
               qualche trabiccola di predelle, deschi e tal volta di catinelle a rovescio
               e  pentole,  sopra  le  quali  saliva,  come  uomo  a  caso  che  egli  era,
               avvenne  che,  volendo  una  volta  discostarsi  per  vedere  quello  che
               avea fatto, che mancatogli sotto un piede et andate sotto sopra le

               trabiccole, cascò d'alto cinque braccia e si pestò in modo, che bisognò
               trargli sangue e curarlo da dovero altrimenti si sarebbe morto. E, che
               fu  peggio,  essendo  egli  un  uomo  così  fatto  e  trascurato,  se  gli

               sciolsero  una  notte  le  fasce  del  braccio,  per  lo  quale  si  era  tratto
               sangue, con tanto suo pericolo che, se di ciò non s'accorgeva Stefano
               che era a dormire seco, era spacciato; e con tutto ciò si ebbe che fare
               a  rinvenirlo,  avendo  fatto  un  lago  di  sangue  nel  letto  e  se  stesso
               condotto  quasi  all'estremo.  Il  Vasari,  dunque,  presone  particulare

               cura,  come  se  gli  fusse  stato  fratello,  lo  fece  curare  con  estrema
               diligenza e nel vero non bisognava meno, e con tutto ciò non fu prima
               guarito che fu finita del tutto quell'opera. Per che tornato Cristofano a

               San  Giustino,  finì  alcuna  delle  stanze  di  quell'abate  lasciate
               imperfette, e dopo fece a Città di Castello una tavola, che era stata
               allogata a Battista suo amicissimo, tutta di sua mano, et un mezzo
               tondo, che è sopra la porta del fianco di San Fiorido, con tre figure in
               fresco.  Essendo  poi,  per  mezzo  di  Messer  Pietro  Aretino,  chiamato

               Giorgio a Vinezia a ordinare e fare per i gentiluomini e signori della
               Compagnia  della  Calza  l'apparato  d'una  sontuosissima  e  molto
               magnifica festa e la scena d'una commedia, fatta dal detto Messer

               Pietro Aretino per i detti signori, egli, come quello che non potea da
               sé  solo  condurre  una  tanta  opera,  mandò  per  Cristofano  e  Battista
               Cungii sopra detti, i quali arrivati finalmente a Vinezia dopo essere
               stati trasportati dalla fortuna del mare in Schiavonia, trovarono che il
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