Page 1388 - Giorgio Vasari
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più tosto stracciare, come fece, le dette lettere, che palesarle, come

               secondo  le  leggi  e  bandi  doveva,  a  Gherardo  Gherardi  allora
               commessario per il signor duca Cosimo nel Borgo. Cessati dunque i
               rumori e risaputasi la cosa, fu dato a molti borghesi, et in fra gl'altri a
               Doceno, bando di ribello. Et il signor Alessandro Vitelli, che sapendo

               come  il  fatto  stava  arebbe  potuto  aiutarlo,  nol  fece  perché  fusse
               Cristofano quasi forzato a servirlo nell'opera del suo giardino a Città
               di  Castello,  del  quale  avemo  di  sopra  ragionato.  Nella  qual  servitù

               avendo  consumato  molto  tempo  senza  utile  e  senza  profitto,
               finalmente, come disperato, si ridusse con altri fuorusciti nella villa di
               San Iustino, lontana dal Borgo un miglio e mezzo, nel dominio della
               Chiesa,  e  pochissimo  lontana  dal  confino  de'  fiorentini.  Nel  qual
               luogo,  come  che  vi  stesse  un  pericolo,  dipinse  all'abate  Bufolini  da

               Città di Castello, che vi ha bellissime e commode stanze, una camera
               in una torre con uno spartimento di putti e figure che scortano al di
               sotto  in  su  molto  bene  e  con  grottesche,  festoni  e  maschere

               bellissime  e  più  bizzarre  che  si  possino  imaginare.  La  qual  camera
               fornita, perché piacque all'abate, gliene fece fare un'altra, alla quale
               desiderando di fare alcuni ornamenti di stucco e non avendo marmo
               da fare polvere per mescolarla, gli servirono a ciò molto bene alcuni
               sassi  di  fiume,  venati  di  bianco,  la  polvere  de'  quali  fece  buona  e

               durissima  presa;  dentro  ai  quali  ornamenti  di  stucchi  fece  poi
               Cristofano  alcune  storie  de'  fatti  de'  romani,  così  ben  lavorate  a
               fresco, che fu una maraviglia.

               In que' tempi lavorando Giorgio il tramezzo della badia di Camaldoli a
               fresco  di  sopra  e  per  da  basso  due  tavole,  e  volendo  far  loro  un

               ornamento  in  fresco  pieno  di  storie,  arebbe  voluto  Cristofano
               appresso di sé, non meno per farlo tornare in grazia del Duca che per
               servirsene.  Ma  non  fu  possibile,  ancora  che  Messer  Ottaviano  de'
               Medici  molto  se  n'adoperasse  col  Duca,  farlo  tornare,  sì  brutta

               informazione  gli  era  stata  data  de'  portamenti  di  Cristofano.  Non
               essendo  dunque  ciò  riuscito  al  Vasari,  come  quello  che  amava
               Cristofano, si mise a far opera di levarlo almeno da S. Iustino, dove
               egli con altri fuoriusciti stava in grandissimo pericolo. Onde avendo

               l'anno 1539 a fare per i monaci di Monte Oliveto nel monasterio di
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