Page 1387 - Giorgio Vasari
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conducessero a perfezzione. Il che tutto fecero tanto bene e con
tanta grazia, e massimamente Cristofano, che un ben pratico e
nell'arte consumato maestro non arebbe fatto tanto; e, che è più,
sperimentandosi in quell'opera, si fece pratico oltre modo e valente
nel disegnare e colorire.
L'anno poi 1536 venendo Carlo V imperadore in Italia et in Fiorenza,
come altre volte si è detto, si ordinò un onoratissimo apparato, nel
quale al Vasari per ordine del duca Alessandro fu dato carico
dell'ornamento della porta a S. Piero Gattolini, della facciata in testa
di via Maggio a S. Felice in piazza e del frontone che si fece sopra la
porta di S. Maria del Fiore, et oltre ciò d'uno stendardo di drappo per
il castello alto braccia 15 e lungo 40, nella doratura del quale
andorono 50 migliaia di pezzi d'oro. Ora, parendo ai pittori fiorentini
et altri che in questo apparato s'adoperavano, che esso Vasari fusse
in troppo favore del duca Alessandro, per farlo rimanere con
vergogna nella parte che gli toccava di quello apparato, grande nel
vero e faticosa, fecero di maniera che non si poté servire d'alcun
maestro di mazzonerie, né di giovani o d'altri che gl'aiutassero in
alcuna cosa, di quelli che erano nella città. Di che accortosi il Vasari,
mandò per Cristofano, Raffaello dal Colle e per Stefano Veltroni dal
Monte San Savino suo parente, e con il costoro aiuto e d'altri pittori
d'Arezzo e d'altri luoghi, condusse le sopra dette opere; nelle quali si
portò Cristofano di maniera, che fece stupire ognuno, facendo onore
a sé et al Vasari, che fu nelle dette opere molto lodato; le quali finite
dimorò Cristofano in Firenze molti giorni, aiutando al medesimo
nell'apparato che si fece per le nozze del duca Alessandro nel palazzo
di Messer Ottaviano de' Medici, dove fra l'altre cose condusse
Cristofano un'arme della duchessa Margherita d'Austria con le palle
abbracciate da un'aquila bellissima, e con alcuni putti molto ben fatti.
Non molto dopo, essendo stato ammazzato il duca Alessandro, fu
fatto nel Borgo un trattato di dare una porta della città a Piero
Strozzi, quando venne a Sestino, e fu perciò scritto da alcuni soldati
borghesi fuorusciti a Cristofano, pregandolo che in ciò volesse essere
in aiuto loro. Le quali lettere ricevute, se ben Cristofano non
acconsentì al volere di coloro, volle nondimeno per non far lor male