Page 1382 - Giorgio Vasari
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degl'occhi in una tempia, avertitevi un poco". Ciò udito poi che fu
alquanto stato sopra di sé Giuliano et ebbe molte volte guardato il
ritratto et il vivo, rispose sul saldo: "A me non pare, ma ponetevi a
sedere et io vedrò un poco meglio dal vivo s'egli è così". Il
Buonarruoto, che conosceva onde veniva il difetto et il poco giudizio
del Bugiardino, si rimisse subito a sedere ghignando, e Giuliano
riguardò molte volte ora Michelagnolo et ora il quadro, e poi levato
finalmente in piede, disse: "A me pare che la cosa stia sì come io l'ho
disegnata e che il vivo mi mostri così". "Questo è dunque" soggiunse
il Buonarruoto "difetto di natura: seguitate e non perdonate al
pennello, né all'arte." E così finito questo quadro, Giuliano lo diede a
esso Messer Ottaviano, insieme col ritratto di papa Clemente di mano
di fra' Bastiano, sì come volle il Buonarruoto che l'aveva fatto venire
da Roma. Fece poi Giuliano per Innocenzio cardinal Cibo un ritratto
del quadro nel quale già aveva Raffaello da Urbino ritratto papa
Leone, Giulio cardinal de' Medici et il cardinale de' Rossi. Ma in
cambio del detto cardinale de' Rossi fece la testa di esso cardinale
Cibo, nella quale si portò molto bene e condusse il quadro tutto con
molta fatica e diligenza. Ritrasse similmente allora Cencio Guasconi,
giovane in quel tempo bellissimo. E dopo fece all'Olmo a Castello un
tabernacolo a fresco, alla villa di Baccio Pedoni, che non ebbe molto
disegno, ma fu ben lavorato con estrema diligenza. Intanto,
sollecitandolo Palla Rucellai a finire la sua tavola, della quale si è di
sopra ragionato, si risolvé a menare un giorno Michelagnolo a
vederla, e così condottolo dove egli l'aveva, poi che gli ebbe
raccontato con quanta fatica avea fatto il lampo che venendo dal
cielo spezza le ruote et uccide coloro che le girano, et un sole che
uscendo d'una nuvola libera Santa Caterina dalla morte, pregò
liberamente Michelagnolo, il quale non poteva tenere le risa udendo
le sciagure del povero Bugiardino, che volesse dirgli come farebbe
otto o dieci figure principali dinanzi a questa tavola, di soldati che
stessino in fila a uso di guardia et in atto di fuggire, cascati, feriti e
morti, perciò che non sapeva egli come fargli scortare in modo che
tutti potessero capire in sì stretto luogo, nella maniera che si era
imaginato, per fila. Il Buonarruoti addunque, per compiacergli,