Page 1379 - Giorgio Vasari
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VITA DI GIULIANO BUGIARDINI PITTORE FIORENTINO
Erano innanzi all'assedio di Fiorenza in sì gran numero multiplicati
gl'uomini, che i borghi lunghissimi che erano fuori di ciascuna porta,
insieme con le chiese, munisteri e spedali, erano quasi un'altra città
abitata da molte orrevoli persone, e da buoni artefici di tutte le sorti,
come che per lo più fussero meno agiati che quelli della città e là si
stessero con manco spese di gabelle e d'altro. In uno di questi
sobborghi adunque fuori della porta a Faenza nacque Giuliano
Bugiardini, e sì come avevano fatto i suoi passati, vi abitò all'anno
1529, che tutti furono rovinati. Ma innanzi, essendo giovinetto, il
principio de' suoi studii fu nel giardino de' Medici in sulla piazza di San
Marco, nel quale seguitando d'imparare l'arte sotto Bertoldo scultore,
prese amicizia e tanta stretta familiarità con Michelagnolo Buonarroti,
che poi fu sempre da lui molto amato. Il che fece Michelagnolo non
tanto perché vedesse in Giuliano una profonda maniera di disegnare,
quanto una grandissima diligenza et amore che portava all'arte. Era
in Giuliano oltre ciò una certa bontà naturale et un certo semplice
modo di vivere senza malignità o invidia che infinitamente piaceva al
Buonarroto, né alcun notabile difetto fu in costui se non che troppo
amava l'opere che egli stesso faceva. E se bene in questo peccano
comunemente tutti gl'uomini, egli nel vero passava il segno, o la
molta fatica e diligenza che metteva in lavorarle o altra qual si fusse
di ciò la cagione, onde Michelagnolo usava di chiamarlo beato, poi
che pareva si contentasse di quello che sapeva, e se stesso infelice,
che mai di niuna sua opera pienamente si sodisfaceva.
Dopo che ebbe un pezzo atteso al disegno Giuliano nel detto
giardino, stette pur insieme col Buonarruoti e col Granacci, con
Domenico Grillandai quando faceva la cappella di Santa Maria
Novella. Dopo, cresciuto e fatto assai ragionevole maestro, si ridusse
a lavorare in compagnia di Mariotto Albertinelli in Gualfonda, nel qual
luogo finì una tavola che oggi è all'entrata della porta di Santa Maria
Maggiore di Firenze, dentro la quale è un Santo Alberto frate