Page 1376 - Giorgio Vasari
P. 1376

sue mani si vedrebbe un'opera eccellente finita in breve tempo. Non
               volle  il  Duca  allora  vedere  il  modello  di  maestro  Giovan  Bologna,
               perché  non  avendo  veduto  di  suo  lavoro  alcuno  di  marmo,  non  gli
               pareva  che  si  gli  potesse  per  la  prima  fidare,  così  grande  impresa,
               ancora che da molti artefici e da altri uomini di giudicio intendesse

               che 'l modello di costui era in molte parti migliore che gli altri. Ma se
               Baccio fusse stato vivo, non sarebbono state tra que' maestri tante
               contese, perché a lui senza dubbio sarebbe tocco a fare il modello di

               terra et il gigante di marmo. Questa opera addunque tolse a lui la
               morte,  ma  la  medesima  gli  dette  non  piccola  gloria,  perché  fece
               vedere in que' quattro modelli, de' quali fu cagione il non essere vivo
               Baccio ch'e' si facessino, quanto era migliore il disegno e 'l giudicio e
               la  virtù  di  colui  che  pose  Ercole  e  Cacco  quasi  vivi  nel  marmo  in

               piazza;  la  bontà  della  quale  opera  molto  più  hanno  scoperta  et
               illustrata l'opere, le quali dopo la morte di Baccio hanno fatte questi
               altri, i quali benché si sieno portati laudabilmente, non però hanno

               potuto aggiugnere al buono et al bello che pose egli nell'opera sua.
               Il  duca  Cosimo  poi  nelle  nozze  della  reina  Giovanna  d'Austria  sua

               nuora, dopo la morte di Baccio sette anni, ha fatto nella sala grande
               finire l'udienza della quale abbiamo ragionato di sopra, cominciata da
               Baccio,  e  di  tal  finimento  ha  voluto  che  sia  capo  Giorgio  Vasari,  il
               quale  ha  cerco  con  ogni  diligenza  di  rimediare  a  molti  difetti  che

               sarebbero  stati  in  lei,  se  ella  si  seguitava  e  si  finiva  secondo  il
               principio e primo ordine suo. Così quell'opera imperfetta con l'aiuto
               d'Iddio s'è condotta ora al fine et èssi arricchita nelle sue rivolte con
               l'aggiunta di nicchie e di pilastri e di statue poste ne' luoghi loro, dove

               ancora,  perché  era  messa  bieca  e  fuor  di  squadra,  siamo  andati
               pareggiandola quanto è stato possibile e l'abbiamo alzata assai con
               un  corridore  sopra  di  colonne  toscane;  e  la  statua  di  Leone,
               cominciata da Baccio, Vincenzio de' Rossi suo creato l'ha finita. Oltre

               a  ciò  è  stata  quell'opera  ornata  di  fregiature  piene  di  stucchi,  con
               molte figure grandi e piccole e con imprese et altri ornamenti di varie
               sorti, e sotto le nicchie ne' partimenti delle volte si sono fatti molti
               spartimenti varii di stucchi e molte belle invenzioni d'intagli, le quali

               cose  tutte  hanno  di  maniera  arricchita  quell'opera,  che  ha  mutato
   1371   1372   1373   1374   1375   1376   1377   1378   1379   1380   1381