Page 1372 - Giorgio Vasari
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ordinato dal Duca a Giorgio Vasari che facesse pagare il marmo. Il
               che intesosi per l'arte e che il Duca non aveva ancora dato libero il
               marmo  a  Baccio,  si  risentì  Benvenuto  e  parimente  l'Ammannato,
               pregando  ciascheduno  di  loro  il  Duca  di  fare  un  modello  a
               concorrenza  di  Baccio  e  che  sua  eccellenza  si  degnasse  di  dare  il

               marmo a colui che nel modello mostrasse maggior virtù. Non negò il
               Duca  a  nessuno  il  fare  il  modello,  né  tolse  la  speranza  che  chi  si
               portava meglio non potesse esserne il facitore. Conosceva il Duca che

               la  virtù  e  'l  giudicio  e  'l  disegno  di  Baccio  era  ancora  meglio  di
               nessuno  scultore  di  quelli  che  lo  servivano,  pure  che  egli  avesse
               voluto  durare  fatica,  et  aveva  cara  questa  concorrenza  per  incitare
               Baccio a portarsi meglio e fare quel che egli poteva. Il quale vedutasi
               addosso  questa  concorrenza  ne  ebbe  grandissimo  travaglio,

               dubitando più della disgrazia del Duca che d'altra cosa, e di nuovo si
               messe a fare modelli. Era intorno alla Duchessa assiduo, con la quale
               operò tanto Baccio, che ottenne d'andare a Carrara per dare ordine

               che  il  marmo  si  conducesse  a  Firenze.  Arrivato  a  Carrara,  fece
               scemare il marmo tanto, secondo che egli aveva disegnato di fare,
               che lo ridusse molto meschino e tolse l'occasione a sé et agli altri et il
               poter farne omai opera molto bella e magnifica. Ritornato a Firenze
               fu  lungo  combattimento  tra  Benvenuto  e  lui,  dicendo  Benvenuto  al

               Duca  che  Baccio  aveva  guasto  il  marmo  innanzi  che  egli  l'avesse
               tocco. Finalmente la Duchessa operò tanto, che 'l marmo fu suo, e di
               già s'era ordinato che egli fusse condotto da Carrara alla marina e

               preparato gli ordini della barca che lo condusse su per Arno fino a
               Signa. Fece ancora Baccio murare nella loggia di piazza una stanza
               per lavorarvi dentro il marmo, et in questo mezzo aveva messo mano
               a fare cartoni, per fare dipignere alcuni quadri che dovevano ornare
               le  stanze  del  palazzo  de'  Pitti.  Questi  quadri  furono  dipinti  da  un

               giovane  chiamato  Andrea  del  Minga,  il  quale  maneggiava  assai
               acconciamente i colori. Le storie dipinte ne' quadri furono la creazione
               d'Adamo e d'Eva e l'esser cacciati dall'Angelo di Paradiso; un Noè et

               un  Moisè  con  le  tavole,  i  quali  finiti  gli  donò  poi  alla  Duchessa
               cercando il favore di lei nelle sue difficultà e controversie. E nel vero
               se non fusse stata quella signora, che lo tenne in piè e lo amava per
               la  virtù  sua,  Baccio  sarebbe  cascato  affatto  et  arebbe  persa
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