Page 1358 - Giorgio Vasari
P. 1358
diligenza e mal finite le lasciò e con molti difetti, sollecitando più il
riscuotere l'argento che il lavorare il marmo. Ma poiché que' signori
s'avveddono del procedere di Baccio, pentendosi di quel che avevano
fatto, essendo rimasti due pezzi di marmi maggiori delle due statue
che mancavano a farsi, una di Leone a sedere e l'altra di Clemente,
pregandolo che si portasse meglio, ordinorono che le finisse; ma
avendo Baccio levata già tutta la somma de' danari, fece pratica con
Messer Giovambattista da Ricasoli, vescovo di Cortona, il quale era in
Roma per negozii del duca Cosimo, di partirsi di Roma per andare a
Firenze a servire il duca Cosimo nelle fonte di Castello sua villa, e
nella sepoltura del signor Giovanni suo padre. Il duca avendo risposto
che Baccio venisse, egli se n'andò a Firenze lasciando senza dir altro
l'opera delle sepolture imperfetta e le statue in mano di due garzoni.
I cardinali vedendo questo feciono allogagione di quelle due statue
de' papi che erano rimaste a due scultori: l'uno fu Raffaello da
Montelupo, che ebbe la statua di papa Leone, l'altro Giovanni di
Baccio, al quale fu data la statua di Clemente. Dato di poi ordine che
si murasse il lavoro di quadro e tutto quel che era fatto, si messe su
l'opera, dove le statue e le storie non erano in molti luoghi né
impomiciate né pulite, sì che dettono a Baccio più carico che nome.
Arrivato Baccio a Firenze, e trovato che 'l Duca aveva mandato il
Tribolo scultore a Carrara per cavar marmi per le fonti di Castello e
per la sepoltura del signor Giovanni, fece tanto Baccio col Duca, che
levò la sepoltura del signor Giovanni delle mani del Tribolo,
mostrando a sua eccellenza che i marmi per tale opera erano gran
parte in Firenze; così a poco a poco si fece famigliare di sua
eccellenza, sì che per questo e per la sua alterigia ognuno di lui
temeva. Messe di poi innanzi al Duca che la sepoltura del signor
Giovanni si facesse in San Lorenzo nella cappella de' Neroni, luogo
stretto, affogato e meschino, non sapendo o non volendo proporre (sì
come si conveniva) a un principe sì grande che facesse una cappella
di nuovo a posta. Fece ancora sì che 'l Duca chiese a Michelagnolo
per ordine di Baccio molti marmi, i quali egli aveva in Firenze, et
ottenutigli il Duca da Michelagnolo e Baccio dal Duca, tra' quali
marmi erano alcune bozze di figure et una statua assai tirata innanzi