Page 1353 - Giorgio Vasari
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doppie lo messono sicuramente in su la basa. Non sarebbe facile a
               dire il concorso e la moltitudine che per due giorni tenne occupata
               tutta  la  piazza,  venendo  a  vedere  il  gigante  tosto  che  fu  scoperto;
               dove si sentivano diversi ragionamenti e pareri d'ogni sorte d'uomini
               e tutti in biasimo dell'Opera e del maestro. Furono appiccati ancora

               intorno alla basa molti versi latini e toscani, ne' quali era piacevole a
               vedere  gl'ingegni  de'  componitori  e  l'invenzioni  et  i  detti  acuti.  Ma
               trapassandosi col dir male e con le poesie satiriche e mordaci ogni

               convenevole segno, il duca Alessandro, parendogli sua indegnità per
               essere l'opera pubblica, fu forzato a far mettere in prigione alcuni, i
               quali  senza  rispetto  apertamente  andavano  appiccando  sonetti,  la
               qual cosa chiuse tosto le bocche de' maldicenti. Considerando Baccio
               l'opera sua nel luogo proprio, gli parve che l'aria poco la favorisse,

               facendo apparire i muscoli troppo dolci; però fatto rifare nuova turata
               d'asse intorno, le ritornò addosso cogli scarpelli et affondando in più
               luoghi  i  muscoli,  ridusse  le  figure  più  crude  che  prima  non  erano.

               Scoperta finalmente l'opera del tutto, da coloro che possono giudicare
               è stata sempre tenuta, sì come difficile, così molto bene studiata e
               ciascuna  delle  parti  attesa  e  la  figura  di  Cacco  ottimamente
               accomodata. E nel vero il Davitte di Michelagnolo toglie assai di lode
               all'Ercole di Baccio, essendogli a canto et essendo il più bel gigante

               che  mai  sia  stato  fatto,  nel  quale  è  tutta  grazia  e  bontà,  dove  la
               maniera  di  Baccio  è  tutta  diversa.  Ma  veramente  considerando
               l'Ercole  di  Baccio  da  sé,  non  si  può  se  non  grandemente  lodarlo  e

               tanto  più,  vedendo  che  molti  scultori  di  poi  hanno  tentato  di  far
               statue  grandi  e  nessuno  è  arrivato  al  segno  di  Baccio;  il  quale  se
               dalla natura avesse ricevuta tanta grazia et agevolezza, quanta da sé
               si  prese  fatica  e  studio,  egli  era  nell'arte  della  scultura  perfetto
               interamente.

               Desiderando lui di sapere ciò che dell'opera sua si diceva, mandò in

               piazza  un  pedante,  il  quale  teneva  in  casa,  dicendogli  che  non
               mancasse  di  riferirgli  il  vero  di  ciò  che  udiva  dire.  Il  pedante  non
               udendo altro che male, tornato malinconoso a casa e domandato da
               Baccio, rispose che tutti per una voce biasimano i giganti e che e' non

               piacciono loro. "E tu che ne di'?", disse Baccio. Rispose: "Dicone bene
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