Page 1348 - Giorgio Vasari
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marmo, sotto il quale poneva alcuni curri tondi e ben ferrati sopra
detti banconi, e tirando il marmo con tre argani, a' quali l'aveva
attaccato, a poco a poco lo condusse facilmente nell'Opera. Quivi
rizzato il sasso, cominciò Baccio un modello di terra grande quanto il
marmo, formato secondo l'ultimo fatto dinanzi in Roma da lui, e con
molta diligenza lo finì in pochi mesi, ma con tutto questo non parve a
molti artefici che in questo modello fusse quella fierezza e vivacità
che ricercava il fatto, né quella che egl'aveva data a quel suo primo
modello. Cominciando di poi a lavorare il marmo, lo scemò Baccio
intorno intorno fino al bellico, scoprendo le membra dinanzi,
considerando lui tuttavia di cavarne le figure che fussino appunto
come quelle del modello grande di terra. In questo medesimo tempo
aveva preso a fare di pittura una tavola assai grande per la chiesa di
Cestello e n'aveva fatto un cartone molto bello, dentrovi Cristo morto
e le Marie intorno e Niccodemo con altre figure, ma la tavola non
dipinse per la cagione che di sotto diremo. Fece ancora in questo
tempo un cartone per fare un quadro, dove era Cristo deposto di
croce tenuto in braccio da Niccodemo e la madre sua in piedi che lo
piangeva, et un Angelo che teneva in mano i chiodi e la corona delle
spine; e subito messosi a colorirlo, lo finì prestamente e lo messe a
mostra in Mercato Nuovo su la bottega di Giovanni di Goro orefice,
amico suo, per intenderne l'opinione degli uomini e quel che
Michelagnolo ne diceva. Fu menato a vederlo Michelagnolo dal Piloto
orefice, il quale considerato che ebbe ogni cosa, disse che si
maravigliava che Baccio sì buono disegnatore si lasciasse uscir di
mano una pittura sì cruda e senza grazia; che aveva veduto ogni
cattivo pittore condurre l'opere sue con miglior modo; e che questa
non era arte per Baccio. Riferì il Piloto il giudizio di Michelagnolo a
Baccio il quale, ancor che gli portasse odio, conosceva che diceva il
vero. E certamente i disegni di Baccio erano bellissimi, ma co' colori
gli conduceva male e senza grazia, per che egli si risolvé a non
dipignere più di sua mano, ma tolse appresso di sé un giovane che
maneggiava i colori assai acconciamente, chiamato Agnolo, fratello
del Francia Bigio, pittore eccellente, che pochi anni innanzi era morto.
A questo Agnolo disiderava di far condurre la tavola di Cestello, ma
ella rimase imperfetta, di che fu cagione la mutazione dello stato in