Page 1352 - Giorgio Vasari
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grida e con parole ingiuriose lo minacciò, perciò che aveva mancato
               alla  fede  sua  et  al  debito,  non  dando  fine  alla  statua  del  principe
               Doria,  ma  lasciandola  a  Carrara  abbozzata,  avendone  presi
               cinquecento scudi, per la qual cosa disse che se Andrea lo potesse
               avere in mano, gliene farebbe scontare alla galea. Baccio umilmente

               e  con  buone  parole  si  difese,  dicendo  che  aveva  avuto  giusto
               impedimento,  ma  che  in  Firenze  aveva  un  marmo  della  medesima
               altezza,  del  quale  aveva  disegnato  di  cavarne  quella  figura,  e  che

               tosto cavata e fatta, la manderebbe a Genova. E seppe sì ben dire e
               raccomandarsi, che ebbe tempo a levarsi dinanzi al cardinale. Dopo
               questo, tornato a Firenze e fatto mettere mano allo imbasamento del
               gigante e lavorando lui di continovo l'anno 1534, lo finì del tutto. Ma
               il duca Alessandro, per la mala relazione de' cittadini, non si curava di

               farlo  mettere  in  piazza.  Era  tornato  già  il  Papa  a  Roma  molti  mesi
               innanzi  e  desiderando  lui  di  fare  per  papa  Leone  e  per  sé  nella
               Minerva due sepolture di marmo, Baccio presa questa occasione andò

               a Roma, dove il Papa si risolvé che Baccio facesse dette sepolture,
               dopo  che  avesse  finito  di  mettere  in  piazza  il  gigante;  e  scrisse  al
               Duca il Papa che desse ogni commodità a Baccio per porre in piazza il
               suo Ercole. Laonde fatto uno assito intorno, fu murato l'imbasamento
               di  marmo,  nel  fondo  del  quale  messono  una  pietra  con  lettere  in

               memoria  di  papa  Clemente  VII  e  buon  numero  di  medaglie  con  la
               testa di Sua Santità e del duca Alessandro. Fu cavato di poi il gigante
               dell'Opera, dove era stato lavorato, e per condurlo commodamente e

               senza  farlo  patire,  gli  feciono  una  travata  intorno  di  legname,  con
               canapi che l'inforcavano tra le gambe e corde che l'armavano sotto le
               braccia  e  per  tutto;  e  così  sospeso  fra  le  trave  in  aria,  sì  che  non
               toccasse il legname, fu con taglie et argani e da dieci paia di gioghi di
               buoi tirato a poco a poco fino in piazza. Dettono grande aiuto due

               legni grossi mezzi tondi, che per lunghezza erano a piè della travata
               confitti  a  guisa  di  basa,  i  quali  posavano  sopra  altri  legni  simili
               insaponati, e questi erano cavati e rimessi da' manovali di mano in

               mano,  secondo  che  la  macchina  camminava.  Con  questi  ordini  et
               ingegni  fu  condotto  con  poca  fatica  e  salvo  il  gigante  in  piazza.
               Questa  cura  fu  data  a  Baccio  d'Agnolo  et  Antonio  vecchio  da  San
               Gallo architettori dell'Opera, i quali di poi con altre travi e con taglie
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