Page 1345 - Giorgio Vasari
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Laoconte, si dette a disegnare una storia in un foglio reale aperto per
satisfare a un disegno del Papa, il quale era di far dipignere nella
cappella maggiore di San Lorenzo di Firenze il martirio di San Cosimo
e Damiano in una faccia, e nell'altra quello di San Lorenzo quando da
Decio fu fatto morire su la graticola. Baccio addunque l'istoria di San
Lorenzo disegnando sottilissimamente, nella quale immitò con molta
ragione et arte vestiti et ignudi et atti diversi de' corpi e delle
membra e varii esercizii di coloro che intorno a San Lorenzo stavano
al crudele ufficio e particularmente l'empio Decio, che con minaccioso
volto affretta il fuoco e la morte all'innocente martire, il quale
alzando un braccio al cielo raccomanda lo spirito suo a Dio; così con
questa storia satisfece tanto Baccio al Papa, che egli operò che
Marcantonio Bolognese la 'ntagliasse in rame, il che da Marcantonio
fu fatto con molta diligenza et il Papa donò a Baccio per ornamento
della sua virtù un cavalier di San Piero. Dopo questo, tornatosene a
Firenze, trovò Giovanfrancesco Rustici, suo primo maestro, dipigneva
un'istoria d'una conversione di San Pagolo. Per la qual cosa prese a
fare a concorrenza del suo maestro, in un cartone, una figura ignuda
d'un San Giovanni giovane nel diserto, il quale tiene un agnello nel
braccio sinistro et il destro alza al cielo. Fatto di poi fare un quadro, si
messe a colorirlo e finito che fu, lo pose a mostra su la bottega di
Michelagnolo suo padre, dirimpetto allo sdrucciolo che viene da
Orsanmichele in Mercato Nuovo. Fu dagli artefici lodato il disegno, ma
il colorito non molto, per avere del crudo e non con bella maniera
dipinto, ma Baccio lo mandò a donare a papa Clemente, et egli lo
fece porre in guardaroba, dove ancora oggi si trova.
Era fino al tempo di Leone X stato cavato a Carrara, insieme co'
marmi della facciata di S. Lorenzo di Firenze, un altro pezzo di marmo
alto braccia nove e mezzo e largo cinque braccia da piè. In questo
marmo Michelagnolo Buonarroti aveva fatto pensiero di far un
gigante in persona d'Ercole che uccidesse Cacco per metterlo in
piazza a canto al Davitte gigante, fatto già prima da lui, per essere
l'uno e l'altro Davitte et Ercole insegna del palazzo, e fattone più
disegni e variati modelli, aveva cerco d'avere il favore di papa Leone
e del cardinale Giulio de' Medici, perciò che diceva che quel Davitte