Page 1344 - Giorgio Vasari
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con loro, domandorono se il re arebbe cara una simile cosa;
risposono che sarebbe troppo gran dono. Allora il cardinale gli disse:
"A sua maestà si manderà o questo o un simile che non ci sarà
differenza". E risolutosi di farne fare un altro a immitazione di quello,
si ricordò di Baccio, e mandato per lui lo domandò se gli bastava
l'animo di fare un Laoconte pari al primo. Baccio rispose che non che
farne un pari gli bastava l'animo di passare quello di perfezzione.
Risolutosi il cardinale che vi si mettesse mano, Baccio mentre che i
marmi ancora venivano, ne fece uno di cera, che fu molto lodato; et
ancora ne fece un cartone di biacca e carbone della grandezza di
quello di marmo. Venuti i marmi e Baccio avendosi fatto in Belvedere
fare una turata con un tetto per lavorare, dette principio a uno de'
putti del Laoconte, che fu il maggiore, e lo condusse di maniera, che
'l Papa e tutti quegli che se ne intendevano rimasono satisfatti,
perché dall'antico al suo non si scorgeva quasi differenza alcuna. Ma
avendo messo mano all'altro fanciullo et alla statua del padre, che è
nel mezzo, non era ito molto avanti, quando morì il Papa. Creato di
poi Adriano Sesto, se ne tornò col cardinale a Firenze, dove
s'intratteneva intorno agli studi del disegno; morto Adriano VI e
creato Clemente Settimo, andò Baccio in poste a Roma per giugnere
alla sua incoronazione, nella quale fece statue e storie di mezzo
rilievo per ordine di Sua Santità. Consegnategli di poi dal Papa stanze
e provisione, ritornò al suo Laoconte, la quale opera con due anni di
tempo fu condotta da lui con quella eccellenza maggiore che egli
adoperasse già mai. Restaurò ancora l'antico Laoconte del braccio
destro, il quale essendo tronco e non trovandosi, Baccio ne fece uno
di cera grande che corrispondeva co' muscoli e con la fierezza e
maniera all'antico e con lui s'univa di sorte, che mostrò quanto Baccio
intendeva dell'arte, e questo modello gli servì a fare l'intero braccio al
suo. Parve questa opera tanto buona a Sua Santità, che egli mutò
pensiero et al re si risolvé mandare altre statue antiche e questa a
Firenze, et al cardinale Silvio Passerino cortonese legato in Fiorenza,
il quale allora governava la città, ordinò che ponesse il Laoconte nel
palazzo de' Medici nella testa del secondo cortile, il che fu l'anno
1525. Arrecò questa opera gran fama a Baccio, il quale, finito il