Page 1341 - Giorgio Vasari
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vedde mai in questo genere cosa migliore né con più arte condotta.
Questa opera portò Baccio a Giovanni cardinale de' Medici et al
Magnifico Giuliano suo fratello, e per mezzo di lei si fece loro
conoscere per figliuolo di Michelagnolo orafo e quegli oltre alle lodi
dell'opera gli feciono molti altri favori, e ciò fu l'anno 1512, quando
erano ritornati in casa e nello stato.
Nel medesimo tempo si lavoravano nell'Opera di Santa Maria del
Fiore alcuni Apostoli di marmo per mettergli ne' tabernacoli di marmo
in quelli stessi luoghi dove sono in detta chiesa dipinti da Lorenzo di
Bicci pittore. Per mezzo del Magnifico Giuliano fu allogato a Baccio
San Piero alto braccia quattro e mezzo, il quale dopo molto tempo
condusse a fine e benché non con tutta la perfezzione della scultura,
nondimeno si vede in lui buon disegno. Questo Apostolo stette
nell'Opera dall'anno 1513 insino al 1565, nel quale anno il duca
Cosimo, per le nozze della reina Giovanna d'Austria sua nuora, volle
che S. Maria del Fiore fusse imbiancata di dentro, la quale dalla sua
edificazione non era stata di poi tocca, e che si ponessino quattro
Apostoli ne' luoghi loro, tra' quali fu il sopra detto S. Piero. Ma l'anno
1515 nell'andare a Bologna passando per Firenze papa Leone X, la
città per onorarlo, tra gli altri molti ornamenti et apparati, fece fare
sotto un arco della loggia di piazza vicino al palazzo un colosso di
braccia nove e mezzo e lo dette a Baccio. Era il colosso un Ercole il
quale per le parole anticipate di Baccio s'aspettava che superassi il
Davitte del Buonarroto quivi vicino, ma non corrispondendo al dire il
fare, né l'opera al vanto, scemò assai Baccio nel concetto degli
artefici e di tutta la città, il quale prima s'aveva di lui. Avendo allora
papa Leone l'opera dell'ornamento di marmo che fascia la camera di
Nostra Donna a Loreto e parimente statue e storie a maestro Andrea
Contucci dal Monte Sansovino, il quale avendo già condotte molto
lodatamente alcune opere et essendo intorno all'altre, Baccio in
questo tempo portò a Roma al Papa un modello bellissimo d'un
Davitte ignudo, che tenendosi sotto Golia gigante gli tagliava la
testa, con animo di farlo di bronzo o di marmo per lo cortile di casa
Medici in Firenze, in quel luogo appunto dove era prima il Davitte di
Donato, che poi fu portato nello spogliare il palazzo de' Medici nel