Page 1336 - Giorgio Vasari
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VITA DI BACCIO BANDINELLI SCULTORE FIORENTINO



               Ne' tempi ne' quali fiorirono in Fiorenza l'arti del disegno pe' favori et
               aiuti del Magnifico Lorenzo Vecchio de' Medici, fu nella città un orefice
               chiamato  Michelagnolo  di  Viviano  da  Gaiuole,  il  quale  lavorò
               eccellentemente  di  cesello,  d'incavo,  per  ismalti  e  per  niello  et  era

               pratico in ogni sorte di grosserie. Costui era molto intendente di gioie
               e benissimo le legava, e per la sua universalità e virtù a lui facevano
               capo tutti i maestri forestieri dell'arte sua et egli dava loro ricapito, sì
               come a' giovani ancora della città, di maniera che la sua bottega era

               tenuta et era la prima di Fiorenza. Da costui si forniva il Magnifico
               Lorenzo e tutta la casa de' Medici, et a Giuliano fratello del Magnifico
               Lorenzo, per la giostra che fece su la piazza di Santa Croce, lavorò
               tutti  gl'ornamenti  delle  celate  e  cimieri  et  imprese  con  sottil

               magisterio; onde acquistò gran nome e molta famigliarità co' figliuoli
               del Magnifico Lorenzo, a' quali fu poi sempre molto cara l'opera sua
               et a lui utile la conoscenza loro e l'amistà, per la quale e per molti
               lavori  ancora  fatti  da  lui  per  tutta  la  città  e  dominio  egli  divenne

               benestante, non meno che riputato da molto nell'arte sua. A questo
               Michelagnolo,  nella  partita  loro  di  Firenze  l'anno  1494,  lasciorno  i
               Medici  molti  argenti  e  dorerie  e  tutto  fu  da  lui  segretissimamente
               tenuto  e  fedelmente  salvato  fino  al  ritorno  loro,  da'  quali  fu  molto

               lodato  dappoi  della  fede  sua  e  ristorato  con  premio.  Nacque  a
               Michelagnolo  l'anno  1487  un  figliuolo,  il  quale  egli  chiamò
               Bartolomeo, ma di poi, secondo la consuetudine di Firenze, fu da tutti
               chiamato Baccio.

               Desiderando  Michelagnolo  di  lasciare  il  figliuolo  erede  dell'arte  e
               dell'avviamento suo, lo tirò appresso di sé in bottega in compagnia

               d'altri  giovani,  i  quali  imparavano  a  disegnare,  perciò  che  in  que'
               tempi così usavano e non era tenuto buono orefice chi non era buon
               disegnatore e che non lavorasse bene di rilievo. Baccio, addunque,

               ne'  suo'  primi  anni  attese  al  disegno,  secondo  che  gli  mostrava  il
               padre,  non  meno  giovandogli  a  profittare  la  concorrenza  degli  altri
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