Page 133 - Giorgio Vasari
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avendo finalmente, con la copia de' miracoli e con la sincerità delle
               operazioni, abbattuta e annullata la vecchia fede de' Gentili, mentre
               che ardentissimamente attendeva con ogni diligenza a levar via et a
               stirpare in tutto ogni minima occasione donde poteva nascere errore,
               non guastò solamente o gettò per terra tutte le statue maravigliose,

               e le scolture, pitture, musaici et ornamenti de' fallaci Dii de' Gentili,
               ma le memorie ancora e gl'onori d'infinite persone egregie, alle quali
               per gl'eccellenti meriti loro dalla virtuosissima antichità erano state

               poste in publico le statue e l'altre memorie. Inoltre, per edificare le
               chiese  a  la  usanza  cristiana,  non  solamente  distrusse  i  più  onorati
               tempii degli idoli, ma per far diventare più nobile e per adornare S.
               Piero,  oltre  agli  ornamenti  che  da  principio  avuto  avea,  spogliò  di
               colonne di pietra la mole d'Adriano, oggi detto Castello S. Agnolo, e

               molte altre le quali veggiamo oggi guaste. E avvenga che la religione
               cristiana non facesse questo per odio che ella avesse con le virtù, ma
               solo per contumelia et abbattimento degli Dii de' Gentili, non fu però

               che da questo ardentissimo zelo non seguisse tanta rovina a queste
               onorate professioni, che non se ne perdesse in tutto la forma.

               E se niente mancava a questo grave infortunio, sopravvenne l'ira di
               Totila  contro  a  Roma,  che  oltre  a  sfasciarla  di  mura,  e  rovinar  col
               ferro  e  col  fuoco  tutti  i  più  mirabili  e  degni  edifici  di  quella,
               universalmente la bruciò tutta e, spogliatola di tutti i viventi corpi, la

               lasciò in preda alle fiamme et al fuoco, e senza che in XVIII giorni
               continui  si  ritrovasse  in  quella  vivente  alcuno,  abbatté  e  destrusse
               talmente le statue, le pitture, i musaici e gli stucchi maravigliosi, che
               se ne perdé, non dico la maiestà sola, ma la forma e l'essere stesso.

               Per il che, essendo le stanze terrene, prima, de' palazzi o altri edificii,
               di  stucchi,  di  pitture  e  di  statue  lavorate,  con  le  rovine  di  sopra
               affogorno tutto il buono che a' giorni nostri s'è ritrovato. E coloro che
               successer  poi,  giudicando  il  tutto  rovinato,  vi  piantarono  sopra  le

               vigne;  di  maniera  che  per  essere  le  dette  stanze  terrene  rimaste
               sotto  la  terra,  le  hanno  i  moderni  nominate  grotte  e  grottesche  le
               pitture che vi si veggono al presente.

               Finiti  gli  Ostrogotti,  che  da  Narse  furono  spenti,  abitandosi  per  le
               rovine di Roma in qualche maniera pur malamente, venne dopo cento
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