Page 1321 - Giorgio Vasari
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maschio  della  fortezza  della  porta  a  Faenza,  per  don  Giovanni  di
               Luna, allora castellano, un'arme di pietra bigia et un'aquila di tondo
               rilievo grande con due capi, quali fece di cera perché fusse gettata di
               bronzo, ma non se ne fece altro e dell'arme rimase solamente finito
               lo scudo. E perché era costume della città di Fiorenza fare quasi ogni

               anno per la festa di San Giovanni Battista, in sulla piazza principale,
               la sera di notte una girandola, cioè una machina piena di trombe di
               fuoco e di razzi et altri fuochi lavorati, la quale girandola aveva ora

               forma di tempio, ora di nave, ora di scogli e talora d'una città o d'uno
               Inferno, come più piaceva all'inventore, fu dato cura un anno di farne
               una  al  Tribolo,  il  quale  la  fece,  come  di  sotto  si  dirà,  bellissima.  E
               perché  delle  varie  maniere  di  tutti  questi  così  fatti  fuochi,  e
               particolarmente de' lavorati, tratta Vannoccio Sanese et altri, non mi

               distenderò  in  questo,  dirò  bene  alcune  cose  delle  qualità  delle
               girandole.  Il  tutto  adunque  si  fa  di  legname,  con  spazii  larghi  che
               spuntino in fuori da piè, acciò che i raggi, quando hanno avuto fuoco,

               non  accendano  gl'altri,  ma  s'alzino  mediante  le  distanze  a  poco  a
               poco  del  pari,  e  secondando  l'un  l'altro,  empiano  il  cielo  del  fuoco,
               che è nelle grillande da sommo e da piè; si vanno, dico, spartendo
               larghi  acciò  non  abrucino  a  un  tratto,  e  facciano  bella  vista.  Il
               medesimo fanno gli scoppi, i quali, stando legati a quelle parti ferme

               della  girandola,  fanno  bellissime  gazzarre.  Le  trombe  similmente
               vanno accomodando negli ornamenti e si fanno uscire le più volte per
               bocca  di  maschere  o  d'altre  cose  simili,  ma  l'importanza  sta

               nell'accomodarla in modo che i lumi, che ardono in certi vasi, durino
               tutta  la  notte  e  faccino  la  piazza  luminosa.  Onde  tutta  l'opera  è
               guidata  da  un  semplice  stoppino,  che  bagnato  in  polvere  piena  di
               solfo et acquavita a poco a poco camina ai luoghi, dove egli ha di
               mano in mano a dar fuoco, tanto che abbia fatto tutto. E perché si

               figurano, come ho detto, varie cose, ma che abbino che fare alcuna
               cosa col fuoco e sieno sottoposte agli incendii et era stata fatta molto
               inanzi  la  città  di  Soddoma  e  Lotto  con  le  figliuole,  che  di  quella

               uscivano, et altra volta Gerione con Virgilio e Dante addosso, sì come
               da  esso  Dante  si  dice  nell'Inferno,  e  molto  prima  Orfeo  che  traeva
               seco  da  esso  Inferno  Euridice  et  altre  molte  invenzioni,  ordinò  sua
               eccellenza che non certi fantocciai, che avevano già molt'anni fatto
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