Page 1311 - Giorgio Vasari
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condusse al laberinto e quivi preso in giro tutto il mezzo del laberinto,
               cioè il centro in buona larghezza, ordinò la canna del mezzo per la
               quale  aveva  a  gettare  acqua  la  fonte.  Poi  prese  l'acque  d'Arno  e
               Mugnone, e ragunatele insieme sotto il piano del laberinto, con certe
               canne  di  bronzo  che  erano  sparse  per  quel  piano  con  bell'ordine,

               empié  tutto  quel  pavimento  di  sottilissimi  zampilli,  di  maniera  che
               volgendosi  una  chiave  si  bagnano  tutti  coloro  che  s'accostano  per
               vedere  la  fonte.  E  non  si  può  agevolmente,  né  così  tosto  fuggire,

               perché fece il Tribolo intorno alla fonte et al lastricato, nel quale sono
               i zampilli, un sedere di pietra bigia, sostenuto da branche di leone,
               tramezzate  da  mostri  marini  di  basso  rilievo.  Il  che  fare  fu  cosa
               difficile, perché volle, poiché il luogo è in ispiaggia e sta la squadra a
               pendio, di quello far piano e de' sederi il medesimo. Messa poi mano

               alla  fonte  di  questo  laberinto,  le  fece  nel  piede  di  marmo  uno
               intrecciamento di mostri marini tutti tondi straforati, con alcune code
               aviluppate  insieme  così  bene,  che  in  quel  genere  non  si  può  far

               meglio.  E  ciò  fatto,  condusse  la  tazza  d'un  marmo  stato  condotto
               molto prima a Castello, insieme con una gran tavola pur di marmo,
               dalla villa dell'Antella, che già comperò Messer Ottaviano de' Medici
               da  Giuliano  Salviati.  Fece  dunque  il  Tribolo  per  questa  commodità
               prima che non arebbe per aventura fatto, la detta tazza, facendole

               intorno un ballo di puttini posti nella gola, che è appresso al labbro
               della tazza, i quali tengono certi festoni di cose marine traforati nel
               marmo  con  bell'artefizio.  E  così  il  piede,  che  fece  sopra  la  tazza,

               condusse con molta grazia e con certi putti e maschere, per gettare
               acqua,  bellissimi.  Sopra  il  quale  piede  era  d'animo  il  Tribolo  che  si
               ponesse  una  statua  di  bronzo,  alta  tre  braccia,  figurata  per  una
               Fiorenza,  a  dimostrare  che  dai  detti  monti  Asinaia  e  Falterona
               vengono  l'acque  d'Arno  e  Mugnone  a  Fiorenza.  Della  quale  figura

               aveva  fatto  un  bellissimo  modello,  che  spremendosi  con  le  mani  i
               capelli, ne faceva uscir acqua. Condotta poi l'acqua sul primo delle
               trenta braccia sotto il laberinto, diede principio alla fonte grande, che

               avendo otto facce, aveva a ricevere tutte le sopra dette acque nel
               primo bagno, cioè quelle dell'acque del laberinto e quelle parimente
               del  condotto  maggiore.  Ciascuna  dunque  dell'otto  facce  saglie  un
               grado alti un quinto, et ogni angolo dell'otto facce ha un risalto, come
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