Page 1301 - Giorgio Vasari
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sdegno  che  ha  di  non  aver  avuto  egli  così  fatta  ventura.  La  quale
               opera finita e quelle degli altri ancora con molta perfezzione, aveva il
               Tribolo  già  fatto  molti  modelli  di  cera  per  far  di  quei  profeti,  che
               andavano nelle nicchie di quella cappella già murata e finita del tutto,
               quando papa Clemente, avendo veduto tutte quell'opere e lodatole

               molto, e particolarmente quella del Tribolo, deliberò che tutti senza
               perdere tempo tornassino a Firenze, per dar fine, sotto la disciplina di
               Michelagnolo  Buonarroti,  a  tutte  quelle  figure  che  mancavano  alla

               sagrestia e libreria di S. Lorenzo et a tutto il lavoro, secondo i modelli
               e  con  l'aiuto  di  Michelagnolo  quanto  più  presto  acciò  finita  la
               sagrestia tutti potessero, mediante l'acquisto fatto sotto la disciplina
               di tant'uomo, finir similmente la facciata di San Lorenzo. E perché a
               ciò  fare  punto  non  si  tardasse,  rimandò  il  Papa  Michelagnolo  a

               Firenze, e con esso lui fra' Giovanni Agnolo de' Servi, il quale aveva
               lavorato alcune cose in Belvedere, acciò gl'aiutasse a traforar i marmi
               e facesse alcune statue, secondo che gl'ordinasse esso Michelagnolo,

               il quale diede a far un San Cosimo che insieme con un San Damiano
               allogato al Montelupo doveva metter in mezzo la Madonna. Date a
               far queste, volle Michelagnolo che il Tribolo facesse due statue nude,
               che  avevano  a  metter  in  mezzo  quella  del  duca  Giuliano  che  già
               aveva fatta egli, l'una figurata per la Terra coronata di cipresso che

               dolente et a capo chino piangesse con le braccia aperte la perdita del
               duca Giuliano, e l'altra per lo Cielo, che con le braccia elevate tutto
               ridente e festoso mostrasse esser allegro dell'ornamento e splendore

               che gli recava l'anima e lo spirito di quel signore. Ma la cattiva sorte
               del  Tribolo  se  gl'attraversò  quando  appunto  voleva  cominciar  a
               lavorare la statua della Terra, perché, o fusse la mutazione dell'aria,
               o  la  sua  debole  complessione,  o  l'aver  disordinato  nella  vita,
               s'ammalò di maniera che, convertitasi l'infermità in quartana, se la

               tenne adosso molti mesi con incredibile dispiacer di sé, che non era
               men tormentato dal dolor d'aver tralasciato il lavoro e dal vedere che
               il  frate  e  Raffaello  avevano  preso  campo,  che  dal  male  stesso;  il

               quale male volendo egli vincer per non rimaner dietro agl'emuli suoi,
               de' quali sentiva far ogni giorno più celebre il nome, così indisposto
               fece  di  terra  il  modello  grande  della  statua  della  Terra,  e  finitolo,
               cominciò a lavorare il marmo con tanta diligenza e sollecitudine, che
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