Page 1298 - Giorgio Vasari
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fare una sepoltura per sé e per loro; e così fatto fare il modello, il
               quale  volle  vedere  Messer  Bartolomeo,  anzi  che  altro  facesse,
               compìto,  andò  il  Tribolo  stesso  a  Carrara  a  far  cavar  i  marmi,  per
               abozzargli  in  sul  luogo  e  sgravargli,  di  maniera  che  non  solo  fusse
               (come  fu)  più  agevole  al  condurgli,  ma  ancora  acciò  che  le  figure

               riuscissero maggiori.

               Nel  qual  luogo  per  non  perder  tempo  abozzò  due  putti  grandi  di
               marmo, i quali così imperfetti essendo stati condotti a Bologna per
               some  con  tutta  l'opera,  furono,  sopragiugnendo  la  morte  di  Messer
               Bartolomeo, la quale fu di tanto dolor cagione al Tribolo, che se ne

               tornò  in  Toscana,  messi  con  gli  altri  marmi  in  una  cappella  di  San
               Petronio, dove ancora sono. Partito dunque il Tribolo da Carrara, nel
               tornare a Firenze, andando in Pisa a visitar maestro Stagio da Pietra
               Santa scultore suo amicissimo, che lavorava nell'Opera del Duomo di

               quella città due colonne con i capitelli di marmo, tutti traforati, che
               mettendo in mezzo l'altar maggiore et il tabernacolo del Sagramento,
               doveva ciascuna di loro aver sopra il capitello un Angelo di marmo
               alto un braccio e tre quarti con un candeliere in mano, tolse, invitato

               dal detto Stagio, non avendo allora altro che fare, a far uno de' detti
               Angeli,  e  quello,  finito  con  tanta  perfezzione  con  quanta  si  può  di
               marmo  finir  perfettamente  un  lavoro  sottile  e  di  quella  grandezza,
               riuscì  di  maniera,  che  più  non  si  sarebbe  potuto  desiderare;  perciò

               che mostrando l'Angelo col moto della persona, volando essersi fermo
               a tener quel lume, ha l'ignudo certi panni sottili intorno, che tornano
               tanto graziosi e rispondono tanto bene per ogni verso e per tutte le
               vedute,  quanto  più  non  si  può  esprimere.  Ma  avendo  in  farlo

               consumato  il  Tribolo,  che  non  pensava  se  non  alla  dilettazione
               dell'arte,  molto  tempo,  e  non  avendone  dall'Operaio  avuto  quel
               pagamento che si pensava, risolutosi a non voler fare l'altro e tornato
               a  Firenze,  si  riscontrò  in  Giovanbatista  della  Palla,  il  quale  in  quel

               tempo  non  pur  faceva  far  più  che  potea  sculture  e  pitture,  per
               mandar  in  Francia  al  re  Francesco  Primo,  ma  comperava  anticaglie
               d'ogni sorte e pitture d'ogni ragione, pur che fussino di mano di buon
               maestri, e giornalmente l'incassava e mandava via. E perché, quando

               appunto  il  Tribolo  tornò,  Giovanbatista  aveva  un  vaso  di  granito
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